Le settimane di lavoro incessante del direttore degli Australian Open Craig Tiley: «Ho perso peso a causa dello stress»
MELBOURNE - Organizzare un torneo così "grande" ai tempi della pandemia? Un compito arduo (per usare un eufemismo). Eppure gli Australian Open si sono conclusi senza troppi intoppi e addirittura con il pubblico (seppur in tono ridotto) che ha potuto assistere alle partite. Merce rarissima di questi tempi. Ma dietro le quinte il lavoro è stato incessante e massacrante. Telefono che squilla senza sosta, lamentele, nervosismo, richieste da soddisfare e tanto altro.
Craig Tiley, direttore del Major australiano, sa cosa vuol dire... «Ho dormito dalle tre alle quattro ore a notte nelle ultime sei settimane - le sue parole al Magazine Perth Now - Ho perso persino peso a causa dello stress: c’era una quantità di lavoro incredibile. Ammetto che durante molte chiamate ho subìto di tutto. Ci sono state lamentele su molte cose. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Per questo ho deciso di affrontare la situazione di petto, sapevo che avrei comunque ricevuto delle critiche. Non ho mai lasciato da solo nessuno della mia squadra».
L'uomo al timone del primo slam dell'anno ha ammesso di aver tralasciato la famiglia in questo periodo: «Mi è costato tanto passare molto tempo lontano dai miei affetti, ma lo stress era troppo. Probabilmente avrei sfogato la mia frustrazione sulla mia famiglia, e questo non sarebbe stato giusto».
Tiley ha poi raccontato di aver temuto tanto la cancellazione del torneo... «Ho sempre aspettato quel messaggio. Se ci fosse stato un caso positivo all’interno del nostro ambiente, sarebbe calato il sipario. Ma devo dire che nè è valsa la pena e rifarei tutto altre cento volte. Non ho mai mollato, nonostante gli alti e bassi. Ci sono stati momenti in cui ho temuto il peggio».