Boris Becker: «Conosco Nole sia a livello privato che professionale ed è un bravo ragazzo».
«Pubblico e media devono abituarsi all’idea che non sono due, bensì tre giocatori che hanno grandi qualità non solo come giocatori ma anche come persone».
NEW YORK - Gli US Open ci hanno consegnato un Novak Djokovic diverso, non imperturbabile come siamo abituati a vederlo. Il lato umano uscito a margine della finale di New York, dove è stato sconfitto da Medvedev, è piaciuto e chissà che possa cambiare l'etichetta del giocatore, spesso criticato per i suoi modi di fare discutibili.
«Il suo discorso a fine match è stato sorprendente - le parole dell'ex tennista Boris Becker a Eurosport - Aveva gli occhi lucidi ed era emozionato mentre diceva "Oggi è il giorno più bello della mia vita, perché ho finalmente sentito di essere amato". Tutto ciò nel giorno in cui non è riuscito a sfruttare quella chance si presenta una volta sola nella vita: vincere tutti gli Slam in un anno».
Le lacrime, il discorso, l'abbraccio finale all'avversario. La sconfitta di domenica scorsa cambierà il modo con cui la gente si pone nei suoi confronti? «Conosco Nole sia a livello privato che professionale ed è un bravo ragazzo: un giocatore che alle volte si comporta male sul campo, ma chi non lo fa? Pubblico e media inclusi devono abituarsi all’idea che non sono due, bensì tre giocatori che hanno grandi qualità non solo come giocatori ma anche come persone. Non è accettabile che Novak sia sempre etichettato come il cattivo, mentre Roger e Rafa sono sempre rappresentati come i bravi ragazzi. Non è giusto. Spero che queste due settimane a New York, la finale, il suo successivo discorso e la reazione del pubblico di New York possano finalmente metterlo sotto una nuova luce. Medvedev ha inoltre detto che Djokovic è il più grande di sempre: non me l’aspettavo».