Tornato sul trono degli Australian Open, Novak Djokovic è di nuovo in vetta al mondo dopo l'ennesima prova di forza (fisica e mentale).
Se quello di Parigi è ormai da anni il “Rafa Garros”, in Australia il padrone del Major è Djokovic, che non perde una partita dal 2018. Da lì, in campo, solo successi. Lo scorso anno venne espulso, ieri il cerchio si è chiuso.
MELBOURNE - «La vittoria più bella della mia vita, considerando tutte le circostanze». Lo ha detto forte e chiaro Nole, che agli Australian Open si è preso una rivincita e ha mostrato un volto nuovo, emotivo e mai visto prima, con lacrime e commozione che l’hanno sopraffatto mentre abbracciava il suo staff, la mamma e il fratello.
Non sappiamo cosa gli frulli realmente per la testa, ma ci piace pensare che col ruggito di Melbourne Park si sia chiuso un cerchio, con Djokovic che abbia davvero fatto pace con l’Australia, a un anno dalla rumorosissima espulsione per le note vicende legate al vaccino anti-Covid. «Solo la mia famiglia e la mia squadra sanno cosa ho passato nelle ultime settimane», ha sottolineato il 35enne di Belgrado, che nella terra dei canguri è tornato come una furia, come un uomo in missione con l'obiettivo di sovrascrivere a quella controversa pagina di storia.
Il passato non si può dimenticare, ma il Djoker, seppur un po’ polemico - in primis con chi ha messo in discussione il suo leggero infortunio alla coscia destra, in secondo luogo per difendere il padre dopo la bufera dei festeggiamenti insieme a tifosi pro-Putin -, è riuscito nel suo intento e si è preso il 22esimo Slam.
Riconquistata la corona di Melbourne - e sono dieci… - da oggi è tornato anche in testa al ranking, che aveva lasciato per le tribolazioni delle vicende già citate, più che per la reale concorrenza delle “nuove” leve al via, rivelatasi ancora una volta troppo fragile. Ad immagine di Tsitsipas, falloso e schiantato in finale.
Con Alcaraz assente per infortunio (lui sì, è un predestinato) e Nadal usurato e acciaccato - si teme che per il fenomeno di Manacor il chilometraggio sia ormai quasi agli sgoccioli -, Djokovic ha avuto la strada praticamente spianata. Un solo set perso, nei 1/32 contro il francese Enzo Couacaud, per un trionfo sul velluto. «Sto bene fisicamente e mentalmente: ho ancora la possibilità di vincere qualsiasi Slam contro chiunque - ha spiegato - Voglio conquistarne il più possibile…». Non avevamo dubbi e siamo certi che, con Nadal indirizzato verso gli ultimi balli - questa è l’impressione generale, che gradiremmo venisse disattesa - potrà continuare a dettar legge e scrivere altri record. Il più grande? Il più vincente? Una cosa è certa: dopo l’addio di Federer, maestro d’inimitabile classe ed eleganza, restano proprio Nole (36 anni a maggio) e Rafa (37 a giugno) a infiammare gli appassionati col loro duello a distanza. Teniamoceli stretti. Quando sarà finita anche la loro era, il tennis, pure per noi, sarà diverso.
7: Sono i regni di Nole. Dopo il trionfo a Melbourne, ha infatti iniziato il suo settimo periodo in vetta al ranking Atp. Sono 374 le settimane da numero 1, un record assoluto. Secondo il nostro Roger Federer con 310. Il renano detiene sempre il primato per settimane consecutive (237).
2018: È dal 2018 che non perde una partita agli Australian Open (ottavi di finale contro il sudcoreano Chung Hyeon). Da lì, in campo, solo successi (2019, 2020, 2021, 2023).
10: Se quello di Parigi è ormai il Rafa Garros, in Australia il padrone del Major è Novak Djokovic. 10 trionfi, per 22 Slam totali (come Nadal). Due mostri in attività.