Vita distrutta, ma il sogno olimpico resta
Qualificato e osteggiato.
AMSTERDAM - Commettere un reato tremendo e poi tentare di voltare pagina. Quella di Steven van de Velde è una storiaccia, che negli anni ha fatto discutere molto e molti. Che ha creato polemiche e ha diviso.
Cominciamo dalla fine. Ottimo giocatore di beach volley, il 29enne si è qualificato per le Olimpiadi di Parigi, nelle quali rappresenterà la sua Olanda. Questa partecipazione è però messa in dubbio da una petizione popolare - sono state già raccolte oltre 40’000 firme - nella quale il punto centrale è rappresentato dallo “slogan”: "Alziamo tutti la voce contro qualsiasi azione che metta a repentaglio la giustizia e la sicurezza dei nostri figli".
Già perché l’olandese ha commesso un reato orrendo: quando aveva 19 anni ha stuprato una 12enne riuscendo, “giocando” con la giustizia, a cavarsela con una pena ridicola.
Conosciuta la giovanissima inglese su Facebook, nel 2014 van de Velde la raggiunse a casa sua a Milton Keynes dove, approfittando dell’assenza dei genitori, la fece ubriacare e la violentò più volte. Consumata la barbarie, l’olandese tornò a casa facendo finta di nulla. Non lo fece la vittima che, convinta dai suoi cari (arrivati a scoprire la verità dopo degli episodi di autolesionismo della giovanissima), sporse denuncia.
A seguito del procedimento, l’atleta fu estradato in Inghilterra e, nel marzo 2016, dichiarato colpevole e condannato a quattro anni di reclusione. Secondo più fonti, il giudice avrebbe accompagnato la sentenza con un “Il sogno di rappresentare il suo Paese si è ora infranto. Non sei più un atleta ma solo uno stupratore”.
A quel punto la storia prese però una piega molto diversa da quanto sperato dalla vittima. Rientrato in patria, van de Velde vide infatti “aggiustata” la sentenza secondo i canoni della legge olandese. La “violenza sessuale” si trasformò in “sesso consenziente con minore” e così la pena si ridusse di tre anni. Dopo dodici mesi Steven fu quindi rilasciato, tra le proteste generali.
L’atleta ha avuto modo, negli anni seguenti, di tornare sull’episodio, descrivendolo come “Il più grande errore fatto in vita mia”. Si è detto pentito e ha provato a ricostruirsi un’esistenza tranquilla. Si è sposato, ha avuto un figlio e… ha continuato a giocare. Bene, benissimo, tanto - appunto - da qualificarsi ai prossimi Giochi. La Federazione olandese di pallavolo lo ha riaccolto, sostenuto e ora si è schierata dalla sua parte. Sul fronte opposto ci sono invece quanti - tanti - vorrebbero che, esempio più che negativo, van de Velde pagasse ancora per il crimine commesso. Il passato che ritorna. E che bussa alla porta delle Olimpiadi.