Patrick Rossini ha raccontato l'addio al Chiasso, diventato effettivo lo scorso 30 giugno
«Amo il calcio, lo farei persino come hobby, ma ho famiglia e a fine mese devo pagare le bollette».
CHIASSO - Hanno stupito tutto l'ambiente gli addii in un sol colpo di Martignoni, Pollero e Rossini. Dal 30 giugno i tre pilastri del Chiasso, ai quali non è stato esteso il contratto, si sono sfilati la casacca rossoblù. Una decisione che ha fatto infuriare e non poco i tifosi momò, già adirati per le recenti decisioni non sempre chiare prese dalla società di confine.
«Se la scelta mi ha sorpreso? No, ne abbiamo discusso e c'erano delle motivazioni – le parole di Patrick Rossini – Inizialmente il club aveva l'intenzione di tenermi, poi però non si è potuto fare. Con l'arrivo della nuova società, la Football Capital, le cose sono ovviamente cambiate nelle ultime settimane. Quando subentrano queste questioni è chiaro ci siano cambiamenti, ognuno vuole imporre le proprie idee. Non è mai semplice gestire un club, vanno presi in considerazione tanti fattori».
La decisione è chiaramente di carattere finanziario...«Esattamente. Eravamo troppo distanti. Amo il calcio, lo farei persino come hobby, ma ho famiglia e a fine mese devo pagare le bollette. Non era proprio fattibile».
Siamo inoltre confrontati con un finale di stagione totalmente inedito... «Non avendo più nulla da chiedere al campionato è chiaro che per queste ultime partite la società punti sui giovani. Un mese fatto bene può anche cambiare la carriera di un calciatore. Se, invece, perdi tutte le partite ben difficilmente avrai mercato. Cominciando a fare punti può venire fuori maggiormente la qualità del singolo».
Due parole sul futuro... «Ho ancora voglia di giocare a calcio. Adesso non è semplice parlarne, poiché i campionati sono in corso. È arrivata qualche richiesta dalla Challenge League ma anche dall'estero. Vedremo».