Con il mercato ancora aperto e alcuni colpi in canna, nel weekend riparte la Serie A. L'analisi di Paolo Tramezzani.
La parola al mister: «Pirlo era geniale e ha la fiducia della società: potrà dire la sua. Sarri si era snaturato. L'Inter ha ridotto il gap, con gli acquisti ha aumentato la furia agonistica. Milan? Squadra sensata. Ibra fa crescere gli altri e rende per tre».
TORINO - A soli 48 giorni di distanza dalla fine del tribolato campionato 2019/20 - il più lungo della storia causa emergenza Covid -, la Serie A riparte questo weekend pronta a regalare emozioni e con il mercato ancora aperto fino al 5 ottobre.
Silurato Sarri, mai realmente amato dal popolo bianconero e a cui non è bastato portare a Torino il nono scudetto consecutivo, la Juve è passata nella mani di Andrea Pirlo. Il "Maestro", alla primissima esperienza in panchina - esordio domenica in casa contro la Samp -, dovrà vedersela soprattutto con l'Inter di Conte, che dopo un anno intenso e segnato anche dai clamorosi sfoghi del mister riprende la caccia al bersaglio grosso (prima uscita sabato 26 contro la Fiorentina).
Alle spalle di Juve e Inter - nettamente favorite anche dai bookmakers -, c'è un bel gruppetto di squadre pronte a battagliare per i piani alti (magari anche altissimi...) e garantirsi un piazzamento Champions. In primis l'Atalanta, ormai solida realtà del calcio italiano ed esempio di sapiente programmazione. Opaca post lockdown, quando in breve tempo ha detto addio al sogno scudetto costruito durante mesi eccellenti, la Lazio del bomber Immobile vuole invece tornare a "correre" e non va sottovalutata. Un occhio di riguardo lo meritano sicuramente anche il Napoli, la Roma e il rigenerato Milan dell'eterno Ibrahimovic, cui il Diavolo si è aggrappato - anche con un ricco rinnovo - per scongiurare passi indietro e cercare continuità. Anche tra le medio-piccole e nei piani bassi non mancheranno duelli roventi, con - tra e alte - le neopromosse Crotone, Benevento e Spezia che venderanno cara la pelle e faranno di tutto per vivere un campionato positivo.
«La Juventus si è ritrovata una situazione un po' atipica per la sua storia, con due cambi di allenatore in due anni - interviene Paolo Tramezzani, ex giocatore dell'Inter già ammirato in Svizzera nelle vesti di allenatore di Lugano (portato in Europa League) e Sion - Nel complesso vedo un'Inter che ha ridotto il gap. Oltre a dare continuità alla gestione Conte, stanno cercando di migliorarsi con innesti importanti. Pirlo? Quella di puntare su Andrea è una scelta coraggiosa e che mi piace. In campo era geniale, sempre un passo avanti agli altri. Come allenatore è tutto da scoprire e c'è curiosità, ma sono convinto che saprà dire la sua».
Il feeling tra Sarri e i senatori della Juve era praticamente nullo. Diciamo che si "sopportavano". Un vantaggio per Pirlo - seppur inesperto - potrebbe arrivare proprio dagli ottimi rapporti con dirigenza e giocatori.
«Esattamente. Avere la fiducia della società fa tantissimo. Caratterialmente e come modo di fare è l'uomo giusto. La scelta di Sarri invece mi aveva davvero sorpreso. Non per le sue capacità - come allenatore lo ammiro moltissimo -, ma perché fino a pochi anni prima era il nemico pubblico numero uno. Con Pirlo sarà totalmente diverso: ha il DNA della Juve e non dimentichiamoci che molti leader dello spogliatoio sono anche suoi ex compagni. Nei momenti complicati potranno dargli una mano. Certo potrebbe anche non bastare... ma penso sia una scelta azzeccata».
Per chiudere il capitolo Sarri... con lui cosa non ha funzionato?
«Ci si chiede se poteva fare meglio e, personalmente, credo di sì. Nella parte iniziale si è cercato un copia-incolla del "sarrismo". Poi c'è stata una via di mezzo, ma alla fine si è adattato lui ai giocatori. Questo credo sia stato l'errore più grande. Doveva insistere e convincerli, invece ha cercato un compromesso e si è snaturato. Al Chelsea, in un campionato totalmente diverso, era comunque riuscito a "creare" la sua squadra. All'Empoli, al Napoli e anche altrove ci è sempre riuscito. Alla Juve no. In fondo però non credo abbia tante colpe, al momento la Juve è la squadra più difficile da allenare. Per questo gruppo era perfetto Allegri: sembrava uno della società. Eppure, nonostante abbia vinto tanto e fatte due finali di Champions, veniva criticato. Insomma in queste squadre devi vincere e a volte non basta...».
Quando ti chiami Juve, pensare ad un anno di transizione e "apprendistato" con la gestione Pirlo, non esiste. Inoltre bisogna considerare che anche per un certo Cristiano Ronaldo gli anni passano. Il fenomeno portoghese - che ne compirà 36 in febbraio - vuole vincere in Italia e in Europa.
«Tutto vero, ma Ronaldo - da solo - per vincere in Europa non basta. Ci erano andati vicini senza di lui e con un gioco collettivo. Poi, sia chiaro... nelle partite decisive vorrei sempre avere CR7 nella mia squadra. Dybala? Per lui stravedo, è un fenomeno. Ora si parla di rinnovo e pretese economiche elevate, ma è tra quelli che accontenterei. È il futuro e fa la differenza: chiede quello che merita».
In casa Inter tiene banco il silenzio assordante di Conte, che intanto sul mercato pretende uno sforzo da parte della società. Mollato Tonali per puntare il suo pupillo Vidal, ora spera nel colpaccio Kanté.
«Antonio è un animale. Per lui esiste solo la parola vittoria. In alcune dichiarazioni ha voluto alzare i toni e far salire la pressione perché vuole giocatori pronti. Ha voluto Vidal e Kolarov. Gente che sa come si vince. Tonali magari diventerà anche più forte di Vidal, ma ad oggi se vado in battaglia mi porto Arturo. Kolarov? Ha una furia agonistica incredibile. Sta bene ed è pronto all'uso. Ha carattere e lo si è visto anche a Roma, dove all'inizio era "visto male" per i trascorsi alla Lazio: è uno che tira dritto e infatti ha conquistato tutti».
L'arrivo di Kanté potrebbe far saltare il banco. Uno con le sue qualità d'interdizione, nelle mani di Conte, sarebbe come un'arma carica.
«Sono d'accordo. Gioca per due. Resta da vedere se il Chelsea arriverà davvero a privarsene».
Capitolo Milan. Ottimo post lockdown, il Diavolo ha confermato la "coppia" Ibra-Pioli, col bomber che ha trascinato i suoi.
«Il Milan potrebbe essere la grande sorpresa della stagione. Sta facendo una squadra sensata e Pioli è un buon allenatore. Un compromesso intelligente? Forse sì. Ibra col progetto iniziale non c'entrava nulla, poi però si sono accorti di quanto sia importante. Fa crescere tutti gli altri. Io dico che è come un cinghiale... davanti lotta con tutti e rende per tre. Mentalmente è impressionante e per le difese avversarie è uno spauracchio».
La Dea di Gasperini vorrà continuare a stupire.
«L'Atalanta ormai è un top club. È un esempio di organizzazione e pianificazione. Valorizza i giovani. È da copiare e studiare».
Ultime battute su Lazio, Napoli e Roma. I biancocelesti si sono sciolti nel finale di stagione. Potrebbero accusare ancora il colpo?
«Non credo, perché in fondo hanno fatto un ottimo campionato. È vero che ci può essere un po' di rammarico per come è finita, ma credo ripartiranno con grande convinzione. Napoli? Gattuso mi piace tantissimo. Ha preso questo gruppo in un momento difficile e ha ottenuto dei bei risultati tramite il gioco. La Roma invece la vedo da quinto/sesto posto... perdere Dzeko sarebbe un brutto colpo, calcolando pure l'infortunio di Zaniolo e la partenza già ufficializzata di Kolarov».