Il presidente Joan Laporta torna sull'addio di Messi: «Non si può mettere a rischio un club che è un'istituzione».
«Non entro nei dettagli e conserverò sempre il ricordo che ho di lui, ma tutto indica che aveva già tra le mani l'offerta del PSG».
BARCELLONA - Maltrattato malamente in Champions e già in ritardo nella Liga, il Barcellona si deve rilanciare ed è ormai lontano parente di quello che per anni aveva dominato il calcio europeo.
La situazione, già piuttosto delicata, si è fatta ancora più difficile in estate, quando Leo Messi - corteggiato dal PSG e il cui rinnovo era ormai insostenibile per le casse blaugrana - ha fatto le valigie per volare a Parigi. Sull'addio della Pulce, vero shock nel mondo-Barça, è tornato il presidente Joan Laporta.
«Non sono arrabbiato con Messi, lo apprezzo ancora – ha detto Laporta a "RAC1" – Ovviamente però non può non esserci delusione per come è andata. So che voleva rimanere, ma c'era anche tanta pressione per i soldi che c'erano sul piatto. Non entro nei dettagli e conserverò sempre il ricordo che ho di lui, ma tutto indica che aveva già tra le mani l'offerta del PSG. Fino all'ultimo ho però sperato che Messi fosse rimasto decidendo di giocare gratis. Mi sarebbe piaciuto e credo che la Liga avrebbe accettato, ma non possiamo chiedere a un giocatore del suo livello di prendere una decisione di questo tipo. In quel momento non c'era la possibilità di chiudere l'operazione Messi, quell'investimento poteva metterci a rischio e il Barcellona è al di sopra di qualsiasi giocatore. C'era un problema legato al fair-play finanziario e dunque non esistevano margini di trattativa: non si può mettere a rischio un club che è un'istituzione».