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Tutti i pianti dell’Italia (mentre la Svizzera ancora gode)

L’OSPITE - ARNO ROSSINITutti i pianti dell’Italia (mentre la Svizzera ancora gode)

17.11.21 - 08:00
Arno Rossini: «Yakin non è stato una prima scelta, ma è stato… la scelta migliore»
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Tutti i pianti dell’Italia (mentre la Svizzera ancora gode)
Arno Rossini: «Yakin non è stato una prima scelta, ma è stato… la scelta migliore»
«Mancini presuntuoso? No, ha notato una spia rossa accesa».
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LUCERNA/BELFAST - Qualificazione meritata, Murat Yakin superlativo, giovani già pronti a lasciare il segno con i grandi... nella volata verso il Mondiale la Svizzera ha vissuto soddisfazioni e scoperto gemme. Ha inanellato prestazioni convincenti e risultati positivi e si è permessa il lusso di una grande festa finale. I timori delle tante vigilie erano quindi infondati?

«Tutto è andato benissimo - ci ha confermato Arno Rossini - Anche meglio di quanto ci si aspettasse. Yakin ha dimostrato di essere un ottimo selezionatore e di saper lavorare molto bene con il gruppo. Tatticamente ha cominciato portando avanti il lavoro di Petkovic, poi ha aggiustato via via la squadra in base alla situazione e alla partita da affrontare. A livello di empatia e comunicazione è stato superlativo, riuscendo nel difficile compito di portare tutti i ragazzi dalla sua parte. E facendo di necessità virtù, tenuto conto delle tante defezioni, ha “scoperto” i gioiellini Okafor e Vargas e rilanciato un grande Widmer. Ha garantito entusiasmo, ci ha fatto qualificare, ha meritato il rinnovo del contratto. Non è stato una prima scelta ma probabilmente, alla luce di quanto accaduto, è stato... la scelta migliore. Un po' come Croci-Torti a Lugano: chiamato solo dopo che altre trattative non sono andate in porto, è stato subito capace di lasciare il segno pilotando in alto i bianconeri». 

Per una Svizzera che gode c'è un'Italia finita nel baratro. Cos'è successo?
«Credo che gli azzurri abbiano perso motivazioni e fame dopo l'Europeo. E questo, forse, è anche comprensibile. Di sicuro hanno grossi problemi. Contro l'Irlanda del Nord, per esempio, non sono mai stati pericolosi. E ciò è incredibile tenuto conto della differenza di qualità tra le due selezioni. Ci hanno provato, è vero, a livello tecnico però non sono mai stati in grado di far uscire la loro superiorità».

A Belfast è andata male, è vero. Se però Jorginho…
«Vero, certo: i due rigori sbagliati contro la Svizzera sono stati decisivi. Anche a livello di idee e dinamismo nelle ultime uscite il centrocampista è tuttavia stato carente. È passato da candidato al Pallone d'oro, da Re Mida, a barbone».

Nelle ultime settimane, e anche dopo il pari nordirlandese, Mancini ha continuato a predicare la calma e a fare proclami. “Ci qualificheremo e magari vinceremo il Mondiale”, ha detto. Il selezionatore azzurro è stato presuntuoso o semplicemente ha provato a gettare acqua sul fuoco?
«Presunzione no. Mancini ha molta esperienza, credo che abbia notato una spia rossa accesa e abbia tentato di dare serenità. Vincere in Qatar, adesso almeno, sembra comunque non possano farlo: non hanno un vero attaccante, per esempio».

Mancava Immobile…
«Ottimo giocatore che però deve ancora provare di essere determinante a livello internazionale. Gli altri non sono invece pervenuti. Anzi, gli altri non ci sono proprio».

Guardando al movimento italiano, si tratta di un problema generazionale o la mancanza di un bomber è causa della direzione presa dal calcio moderno?
«Credo che sia qualcosa di ciclico. I Toni, i Vieri non ci sono in questo momento, mentre i buoni centrocampisti o difensori, e anche il portiere, non mancano». 

Ma l’Italia si qualificherà?
«Lo spero, perché un Mondiale senza l'Italia è un Mondiale un po' più povero. Al momento c’è però solo una certezza: dopo i grandi complimenti ricevuti al termine dell’Europeo, Mancini vivrà un Natale poco sereno. Ma questo è il calcio, tutto va veloce e ci si deve confermare continuamente». 

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