La morsa del coronavirus sta mettendo sotto pressione il campionato. La parola a Raeto Raffainer, ds del Davos.
Il dirigente ha parlato anche dell'ingaggio dell'eterno Joe Thornton, tornato a rinforzare il Davos dopo i lockout del 2004 e 2012. «È un personaggio estremamente positivo. La sua classe ed energia aiuterà tutto il gruppo».
DAVOS - I contagi aumentano, le incognite pure e le società stanno col fiato sospeso. Tra squadre finite in quarantena - già quattro i casi recenti tra National e Swiss League - e un calendario scosso dalla seconda ondata del virus, i problemi non mancano e, mai come ora, ai club si chiede estrema flessibilità. «Lo sapevamo fin dall'inizio: nel mondo dello sport possiamo allenarci, proteggerci e cercare di seguire le regole, ma poi l'evolversi della pandemia può stravolgere i nostri piani», interviene Raeto Raffainer, ds del Davos.
C'è paura che il campionato possa davvero fermarsi o addirittura finire anzitempo?
«Noi rimaniamo concentrati sul rispetto delle norme e sul ghiaccio. Ci sono fattori che possiamo controllare e altri no. Finché qualcuno non entra nel nostro spogliatoio e ci dice che non possiamo più continuare... noi andremo avanti dando il massimo ogni giorno. È quello che speriamo di poter fare. Ora possiamo restare disciplinatati e seguire le regole. Vogliamo cercare di restare sani dando anche l'esempio ai ragazzi del settore giovanile. Possiamo essere disciplinati e non andare a cene o al bar con gli amici. Sono aspetti a cui stiamo attenti e da professionisti li applichiamo».
Dopo alcuni casi a Friborgo e Lugano sono arrivati i primi rinvii. Il Davos, sin qui, ha giocato solo 3 partite...
«È una stagione in cui serve flessibilità. Era così già prima di cominciare. Ci sono state modifiche all'impianto, nello spogliatoio e pure nelle nostre abitudini. Per fare un esempio "banale" non abbiamo più la macchina del caffè in spogliatoio e i ragazzi si cambiano in tre locali differenti. Sono cose che vanno fatte e accettate. Si fa il possibile e si prendono le dovute precauzioni, ma sappiamo che il virus può andare a toccare ogni squadra. Io al gruppo parlo sempre del lato sportivo: ritrovarsi in quarantena sarebbe un problema. Faccio spesso l'esempio dell'FC Zurigo, che dopo i casi di Covid non si è ripreso e ha continuato ad ottenere risultati negativi. Dopo uno stop del genere non ci sono quasi più chance di vincere una partita. Quando l'intero gruppo manca 10-15 giorni di allenamento è dura».
In questi giorni ha suscitato forti reazioni la decisione del Canton Berna, con una nuova e repentina riduzione a 1'000 spettatori. Ha poi seguito "l'esempio" Basilea Città (1'000), mentre il Vallese ha optato per le porte chiuse.
«Abbiamo saputo, ma si sapeva anche che il virus sarebbe tornato più forte con l'avvicinarsi della stagione autunnale e poi invernale. Questa decisione è stata una sorpresa. I club si sono adoperati e hanno investito parecchi soldi nelle misure di protezione e per installare i seggiolini negli spalti. C'è stato un duro lavoro anche a livello politico per poter iniziare il campionato in questo modo. Noi a Davos abbiamo 280 pagine di protocollo legate all'organizzazione della partite casalinghe. Abbiamo investito in spogliatoi e quant'altro. Adesso non abbiamo ancora registrato casi, ma sta già cambiando tutto. Non ci resta che accettarlo e cercare di fare ancora meglio, anche se da noi al momento si resta con i 2/3 dei posti a sedere. Speriamo si possa continuare così».
In queste settimane difficile, a Davos una notizia positiva è stato l'ingaggio dell'eterno Joe Thornton (Toronto Maple Leafs). Nel tempo che resterà nei Grigioni sarà sicuramente un valore aggiunto.
«È stata come un po' di luce tra le ombre del Covid, in una settimana - la scorsa - ricca di notizie negative. Quello del suo annuncio è stato un bel giorno per la famiglia gialloblù. Sabato sera, dopo la prima partita in casa, c'è stata grande emozione. Era da 8 mesi che non giocavamo a Davos. È stato incredibile. Su Joe posso dire che sicuramente aiuterà i ragazzi e tutto il gruppo. Ieri ci siamo allenati e nella partita finale a 3 contro 3 ha segnato il gol decisivo. Aveva l'entusiasmo di un ragazzino, come se avesse vinto un titolo. È un personaggio estremamente positivo. La sua classe ed energia aiuterà tutti».