Nicola Celio, storico capitano biancoblù: «Nei playoff ne vedremo delle belle. All’Ambrì davanti è mancato qualcosa».
«Nel complesso non sono duro nella mia valutazione. La squadra di Cereda ha sempre lottato e fatto quel che ha potuto. Per il prossimo anno sarà però importante avere quattro stranieri integri».
AMBRÌ - Con i pre-playoff già consumati e alle porte i giochi con vista sul titolo - da martedì scattano i quarti di finale -, da parte sua l’Ambrì è già proiettato al futuro che sarà nella nuova casa. Esclusi dalle prime dieci, i biancoblù hanno fallito l’accesso ai pre-playoff e vissuto una stagione un po’ opaca. Complici anche i tanti infortuni e un ritmo spezzettato dall’onda Covid, ai leventinesi sono mancate la giusta costanza e concretezza, con molti tiri e l’immancabile spirito combattivo, ma poche gioie e reti segnate (107 in 51 match).
Con Nicola Celio, storico capitano biancoblù, abbiamo parlato di quest’annata e dell’addio alla vecchia Valascia dopo un’era durata 62 anni.
«Non v’è dubbio che per l’Ambrì sia stata una stagione piuttosto tribolata… - interviene il 48enne, che in carriera ha giocato 20 stagioni nella Prima squadra leventinese - Oltre agli stranieri, sempre fondamentali per una realtà come quella biancoblù, credo sia mancata anche un po’ di leadership. Anche in questo campionato abbiamo visto squadre sorrette e trascinate dagli import. L’Ambrì ha pagato anche gli infortuni di D’Agostini e Nättinen, che aveva iniziato bene ma poi si è ferito e non è più tornato sui suoi livelli. Perlini ci ha messo un attimo a ingranare, ma poi ha fatto la sua parte e mostrato belle cose».
36 sconfitte in 51 partite, tra cui sei nei derby (su 6) e cinque contro il Rappi.
«Sì, sono troppe. Va però detto che hanno sempre lottato. Tante sfide sono state perse di misura. Per un gol. È mancato qualcosa davanti, ma non hanno mai fatto “figure”. Nel complesso non sono duro nella mia valutazione. L’Ambrì ha fatto quel che poteva in un anno difficile. Tanti episodi - uno su tutti l’autogol nell’ultimo derby - non sono girati per il verso giusto».
In vista del prossimo campionato - dove si potrebbe tornare ad un 3+1 - sarà fondamentale azzeccare tutti gli stranieri.
«D’Ago ha ancora un anno di contratto e se sta bene abbiamo visto quanto sa essere determinante. Lo scorso anno aveva fatto un campionato eccellente. L'importante sarà ripartire con 4 stranieri integri. Poi è chiaro che lì serve anche un pizzico di fortuna...».
Per i biancoblù, la stagione andata agli archivi, è stata soprattutto l’ultima nella mitica Valascia. Nicola Celio che emozioni ha provato nella giornata dell’ultimo “ballo”?
«All’inizio l’ho vissuta serenamente, in maniera tranquilla. Poi, quando ho visto le immagini del Presidente che spegneva le macchine del sistema di raffreddamento, mi è venuta tanta malinconia. È stato un momento toccante. Mi son detto: “Cavolo, ora è finita davvero e la butteranno giù”. Lì è venuto fuori tutto».
Insomma resterà un vuoto.
«Sì e no. I ricordi ce li porteremo dentro per tutta la vita. La Valascia ci ha fatto vivere momenti indimenticabili ed emozioni forti. Anche quando la butteranno giù, rimarrà nei nostri cuori e in quelli di chi l’ha vissuta. Chi l’ha frequentata regolarmente se la ricorderà bene».
Hai un ricordo particolare?
«Rammento come fosse ieri quando ancora ero bambino e andavamo alla pista perlustrandola in lungo e in largo. Conoscevamo ogni buco, ogni nascondiglio. Dietro la buvette, dove ci sono gli archi, i piloni… andavamo a vedere le partite dei più grandi e giravamo ogni angolo. Poi ho iniziato a giocarci e fatto la trafila in tutte le categorie, fino a diventare professionista. Da piccolo alla domenica ci andavo spesso a pattinare con i miei genitori. Lo ricorderò per sempre».
Ultime battute sugli imminenti playoff. Se la stagione dell’Ambrì è finita, i quarti sono alle porte. Può essere davvero l’anno dello Zugo?
«È l’anno di tutti… Ho visto molte belle squadre. Sarà banale dirlo, ma in tante possono andare fino in fondo. Vedremo delle grandi battaglie, non mi immagino serie chiuse sul 4-0. Attenzione anche a questo Berna, che ha fatto fuori il Davos e sa come si giocano i playoff. Il Lugano? Ha davvero una bella rosa. In Svizzera sappiamo quanto siano importanti gli stranieri e il Lugano ne ha 4 top. Sono determinanti e il ritorno di Lajunen può dare tanto. La squadra di Pelletier ha le carte in regola per andare molto avanti».