L'avvocato Brenno Canevascini: «Venerdì scorso sono rimasto a bocca aperta»
«L'ambiente attorno a una società sportiva lo fa il pubblico, non l'infrastruttura. Le emozioni vissute nella Valascia ce le porteremo nel cuore ma tra un mese di quella pista - per quanto storica - non se ne ricorderà più nessuno...»
AMBRÌ - Ora anche l'Ambrì ha il suo gioiellino. Un gioiellino per il quale in Leventina (ma non solo) si è lottato tantissimo, fra mille ostacoli, problematiche, scartoffie e fra lo scetticismo di moltissime persone. «Una nuova pista era ritenuta impossibile, quindi l'abbiamo costruita!», aveva detto nelle scorse settimane il presidente Filippo Lombardi. Una frase che fotografa bene lo scenario in cui spesso l'Ambrì ha dovuto disputare le sue partite extra-ghiaccio.
L'avvocato Brenno Canevascini, membro del CdA della Valascia Immobiliare, ci ha raccontato le intense emozioni di questi giorni, senza scordare tutte le difficoltà incontrate negli ultimi anni e quello che è lo scopo della nuova struttura leventinese.
Sabato 11 settembre, una data storica - Ho vissuto un misto tra emozione e grande soddisfazione in occasione della prima partita. Passando da uno stadio vetusto a una struttura moderna non si può che rimanere senza parole. Avevo spesso visitato il cantiere, ma vederla con il pubblico è stata tutt'altra cosa. Sono rimasto a bocca aperta e mi sono detto: "cavolo, che spetacul".
Nostalgia? No... - L'ambiente attorno a una società sportiva lo fa il pubblico, non l'infrastruttura. Ho 61 anni ed è 50 anni che vedo hockey, so cosa significa essere tifoso dell'Ambrì. Le emozioni vissute nella Valascia ce le porteremo nel cuore ma tra un mese di quella pista - per quanto storica - non se ne ricorderà più nessuno...
Una corsa ad ostacoli complicatissima, una sorta di missione impossibile - Gli ostacoli sono stati moltissimi. Meglio di me possono riferire Filippo Lombardi, Massimo Frigerio e il compianto Angelo Gianini, colui che era a capo della Valascia Immobiliare SA. Direi che le difficoltà più grandi le abbiamo vissute all'inizio, quando bisognava far capire alla gente che così non si poteva andare avanti. Non per volontà del club, ma perché qualcuno ha ritenuto che quella fosse una zona pericolosa. Quando è stato realizzato il primo progetto di fattibilità bisognava inoltre convincere gli attori chiamati a sostenere l'opera finanziariamente che non si trattava di una cattedrale nel deserto, ma di un impianto multifunzionale. Questo non è stato per nulla semplice.
Non solo hockey - Costruire una struttura esclusivamente per lo sport era impossibile e non permetteva al club di cancellare quel deficit strutturale che da anni si porta dietro. Era giusto, com'è stato fatto, creare un impianto polivalente che consentisse all'Ambrì di introitare dei fondi anche al di fuori dell'hockey. Solo così si potrà raggiungere la tanto auspicata stabilità finanziaria.
Eventi, eventi e ancora eventi - Questa è la grande sfida dell'HCAP. L'hockey occupa la pista 30 sere all'anno, pochissime. Proprio a questo scopo è stata creata una società che si occuperà di organizzare eventi, al cui timone c'è Michele Orsi. Si sta lavorando moltissimo per cercare di portare diverse manifestazioni di ogni genere ad Ambrì.
In futuro asticella più in alto? - Difficile da dire. Nello sport non ci sono mai certezze. Puoi avere la convinzione di avere allestito un'ottima squadra, ma poi entrano in gioco tantissime variabili. L'obiettivo primario è di stabilizzare la società a livello economico per poi permetterle di fare un passo in avanti anche sotto l'aspetto sportivo. Dire però dove sarà l'Ambrì fra 3-4 anni oggi non è possibile. Quest'anno però la squadra mi piace tantissimo, penso possa fare molto bene...