Quale futuro per il rally svizzero? Giusva Pagani: «Non sappiamo cosa fare, siamo completamente fermi»
Gli sport, almeno quelli principali, si stanno lentamente rimettendo in moto in seguito al “lockdown” forzato durato circa tre mesi.
L'emergenza legata al coronavirus ha infatti creato disagi in tutti gli ambiti, ma nel contesto sportivo sono soprattutto le cosiddette discipline secondarie a rischiare di rimetterci seriamente. È il caso del rally per esempio, il cui futuro non è per niente chiaro... «Durante il periodo di “lockdown” le priorità per tutti erano chiaramente altre. Quasi ogni attività si è bloccata ed è stato giustamente messo l'accento sulla salute pubblica. All'inizio non si pensava molto alle conseguenze sportive ed è così passato tutto in secondo piano», ha analizzato Giusva Pagani, navigatore di Ivan Ballinari del Lugano Racing Team. «Con il passare del tempo però il problema è venuto a galla e attualmente nemmeno la federazione è in grado di illuminarci. Mancano le informazioni, non sappiamo cosa fare e dal punto di vista sportivo siamo completamente fermi. Non so nemmeno se esistera il campionato di rally del 2020».
Dal punto di vista sportivo siete fermi e da quello finanziario invece? «Il nostro team è foraggiato da alcuni sostenitori che sono decisamente provati dalle condizioni economiche del 2020. Non sarà di conseguenza probabilmente possibile – e nemmeno immaginabile – ottenere un finanziamento completo e si rischia di non ottenerlo del tutto. È normale, le aziende sono in difficoltà e sponsorizzare gli sportivi non è sicuramente una loro priorità. Dovremo attendere gli sviluppi».
E come potrebbero riuscire a sopravvivere i vari team? «Alcuni hanno delle capacità finanziarie proprie, poiché gestiscono la loro attività o sono sostenuti dalle grandi industrie di famiglia. Noi personalmente non abbiamo alle spalle questo tipo di aiuti e dipendiamo unicamente da investitori terzi. Non abbiamo ancora parlato con nessuno sponsor, anche perché è difficile affrontare il discorso specifico in un momento in cui certe aziende rischiano addirittura di non riuscire a sopravvivere economicamente».
Per quanto riguarda un ipotetico inizio del campionato nel 2020, che sensazioni hai? «Le possibilità sono sostanzialmente due: mettere in atto una versione ridotta del campionato dove si ha l'opportunità di organizzarsi in poco tempo, oppure cancellare definitivamente la stagione. Perdite? Essendo ancora tutto fermo è difficile capire quale sarà il danno economico delle aziende che avrebbero fornito i finanziamenti. Siamo attualmente in una fase in cui tutti si stanno leccando le proprie ferite e si comincia a vedere lentamente uno spiraglio, ma è un po' prematuro fare delle ipotesi delineate. La chiave di volta sarà vedere cosa succederà con le decisioni che prenderà la federazione, poi avremo un quadro un po' più chiaro».