Arroganza o istinto del campione che vuole marcare il territorio? Il pasticcio di Baku fa discutere.
«Quest’anno si ritrova a combattere con Verstappen, ma anche con una Mercedes meno perfetta del solito. E ha sbagliato già due volte. Ma proprio per questo vedere che non si accontenta di un secondo posto e di un 18-0 gli rende onore».
Dal nostro corrispondente, Umberto Zapelloni
BAKU - È un po’ come essere seduti ad un tavolo del Casinò, aver azzeccato una puntata e trovarsi con 1000 franchi in tasca. Prenderli e portarli a casa o continuare a giocare rischiando di perderli tutti? Oppure come quando il professore all’università chiedeva “le basta il 18 o andiamo avanti con le domande?”. Lewis Hamilton si è fatto fare un’altra domanda e alla fine invece di tornare a casa con 18 punti in più di Verstappen, si è fatto bocciare. Il dibattito si è aperto immediatamente sui social e alla tv. “Ha fatto bene a rischiare”. “È stato un pollo! Con un mondiale così tirato quei punti potrebbero fare la differenza a fine stagione”. E avanti così. “Senna o Schumacher un errore così non lo avrebbero mai fatto”. A Hamilton è bastato pasticciare con i pulsanti sul volante della sua Mercedes per riveder spuntare tutti i detrattori rimasti al coperto negli anni del suo dominio. Quelli abituati a dire “vince solo perché guida una Mercedes” non vedevano l’ora di poter rialzare la testa…
Ha fatto bene o no a cercare la vittoria, non accontentandosi del secondo posto? L’impressione è che una volta scattato benissimo si sia lasciato ingolosire dalla possibilità di vincere e dare un colpo pesantissimo a Verstappen. Ha affondato la staccata, ma pasticciando con i pulsanti, si è trovato nell’impossibilità di fermare la sua Mercedes in tempo. Un errore alla Latifi. Non alla Hamilton. Ma dire che abbia sbagliato a barattare il sogno di una vittoria con un secondo posto sicuro è difficile. I piloti più amati sono quelli che corrono sempre con il cuore. I tifosi preferiscono i Senna, i Villeneuve, gli Alesi. Gente che non si è mai risparmiata in pista. Hamilton per anno non ha avuto bisogno di prendere troppi rischi. Ha dovuto combattere contro Rosberg, ha avuto qualche duello ravvicinato con Vettel e lo ha stravinto, ma per il resto al massimo doveva combattere contro qualche fantasma che popolava la sua mente. Quest’anno si ritrova a combattere con Verstappen, ma anche con una Mercedes meno perfetta del solito. E ha sbagliato già due volte (a Imola e a Baku). Ma proprio per questo vedere che non si accontenta di un secondo posto e di un 18-0 gli rende onore. Ha ancora voglia di dimostrare di essere il migliore. Non accontentarsi di vincere dopo aver stravinto per anni può anche essere interpretato come una mossa di grande arroganza. Più probabilmente è l’istinto del campione che, minacciato dai giovani rivali, vuole marcare il territorio e urlare al mondo che il re della foresta è sempre lui.