Bluff-Formula1: si sapeva che la pioggia non sarebbe cessata alle 17 e neppure alle 18…
Spettatori e telespettatori presi in giro.
SPA - Dopo aver proposto con un discreto successo le gare sprint, la Formula 1 si è inventata la gara che non c’è. Parente lontana, anzi lontanissima, dell’isola di Edoardo Bennato, la gara che non c’è, non si disputa, ma premia comunque un vincitore: una trovata che ha messo tutti d’accordo. Mai in precedenza un’idea aveva unificato i pareri come quella del farlocco Gran Premio del Belgio. La Formula 1 è riuscita ad azzerare l’opposizione: non c’è infatti nessuno (forse a parte Verstappen e Russell, troppo coinvolti per essere attendibili) che abbia approvato la scelta di assegnare i punti - sia pur dimezzati - dopo due giri dietro Safety Car.
La Formula 1 moderna non è più indifferente alla sicurezza come capitava una volta. Ormai vediamo infatti piloti uscire illesi da incidenti pazzeschi. Si rischia di più a correre in bicicletta o a lanciarsi in discesa sugli sci. La Federazione Internazionale ha fatto della sicurezza uno dei suoi obiettivi principali e ha lavorato duramente per raggiungerla anche andando oltre le critiche più feroci, come quando in molti si opponevano all’introduzione dell’halo perché esteticamente più simile alle havaianas che a una vettura da corsa. Per chi ha una certa età e ancora un po’ di memoria sembra assurdo fermare un Gran Premio perché piove troppo. Soprattutto pensando a quante storie fantastiche sono state scritte e raccontate su imprese costruite da Senna, Schumacher, Clark, Brambilla o lo stesso Hamilton sotto il diluvio. Se però 19 piloti su 20 dicono che non si vede nulla e non si può guidare, è difficile andare contro alla loro volontà, pur se espressa singolarmente e non come presa di posizione generale come sarebbe accaduto ai tempi di un sindacato piloti con gli attributi. Il problema non è stato non gareggiare, ma fingere di farlo e soprattutto premiare i primi dieci dopo due giri dietro alla Safety Car. Sarebbe stato meno spudorato far uscire la Safety Car ogni 10 minuti a valutar la situazione e, nel caso, provare a far partire davvero la gara. Insomma si sarebbe potuto gestire tutto in un modo migliore. La lezione che la Formula 1 deve imparare da questo sventurato Gran Premio del Belgio, il più corto della storia, è prima di tutto che non può prendere in giro spettatori e telespettatori. Con gli strumenti meteo di oggi, alle 15 si sapeva che la pioggia non sarebbe cessata alle 17 e neppure alle 18… la sensazione è che si sia tirato avanti tutto quel tempo e confezionata la pagliacciata dei due giri per evitare di rimborsare i biglietti e avere delle discussioni con gli sponsor. Uno sport così complesso ma tecnologico come la F1 deve prevedere una via d’uscita come una gara recuperata il giorno dopo. Decidere chi vince sulla base dell’ordine di partenza è molto peggio di una partita di calcio decisa ai rigori. Nel fine settimana si replica in Olanda. Con un occhio al meteo…