Bisogna radere al suolo tre edifici e ricostruirne due. A occuparsi del progetto sarà lo studio d'architettura Durisch+Nolli con sede a Lugano
ROMA - Cinquanta milioni di franchi per rinnovare completamente la caserma della Guardia svizzera pontificia. È il tesoretto che sta cercando di accumulare una fondazione, creata appositamente nel 2016 a Soletta, dopo aver ricevuto in giugno l'avvallo delle autorità vaticane per raccogliere il capitale necessario al progetto.
«Abbiamo da poco ricevuto il via libera dal cardinale Pietro Parolin», il segretario di Stato della Santa Sede, ha dichiarato il presidente della fondazione Jean-Pierre Roth in un'intervista apparsa oggi sulle pagine del quotidiano La Liberté. «Gli ecclesiastici non amano prendere rischi sul piano finanziario. Bisogna dunque avere il denaro prima di lanciarsi», ha aggiunto l'ex numero uno della Banca nazionale svizzera.
Il costo è elevato perché bisogna radere al suolo tre edifici a causa di grossi problemi di umidità e ricostruirne due, precisa Roth, sottolineando che la superficie interessata è di 14'200 metri quadri per un volume di 50'000 metri cubi.
Gli stabili sono ormai vetusti: due risalgono al XIX secolo e un terzo agli anni '20 del Novecento. Non sono mai stati risanati, non rispondono più alle norme di costruzione, in estate fa molto caldo e in inverno «un freddo cane», mette in evidenza Roth sul giornale friburghese.
Inoltre, attualmente la caserma è troppo piccola. Servono spazi supplementari per le famiglie delle guardie svizzere, continua Roth, in quanto il Papa auspica regole più flessibili in materia di matrimonio. Per di più, gli effettivi del corpo aumenteranno da 110 a 135.
A lavori ultimati, il sito non dovrebbe contare più di due immobili. «Il vicolo interno dopo Porta Sant'Anna diventerà il corridoio del nuovo edificio», spiega ancora Roth. Il cantiere dovrebbe durare quattro anni e l'entrata in servizio della struttura è prevista non prima del 2023. Nel frattempo, le guardie pontificie alloggeranno altrove.
A occuparsi del progetto sarà uno studio d'architettura ticinese, Durisch+Nolli, con sede a Lugano. «Non abbiamo indetto un concorso per carenza di mezzi finanziari», chiarisce Roth, ma la scelta è stata dettata dal fatto che la società selezionata «dispone di esperienza nel campo della riqualificazione di stabili religiosi».