Il PPD: «Negli ultimi vent'anni tutte le riforme sono fallite. Ora vi è un progetto che dovrebbe riuscire»
BERNA - Il secondo tentativo, dopo la chiara bocciatura (59,1% di no) della terza riforma dell'imposizione delle imprese (RI imprese III) nel febbraio del 2017, oggi ha ottenuto ampio consenso popolare. A favore della riforma fiscale e del finanziamento dell'AVS (RFFA) hanno votato il 66,4% dell'elettorato e tutti i Cantoni.
L'oggetto, di natura legislativa, comunque non richiedeva la cosiddetta doppia maggioranza. La partecipazione ha raggiunto il 43,2%. Il nuovo progetto fiscale, accompagnato da un contributo all'AVS di circa due miliardi di franchi all'anno, ha modificato i fronti rispetto alla RI imprese III, raccogliendo ampi consensi a sinistra.
A livello nazionale i sì sono stati circa 1,541 milioni, i no circa 780'000. Il sostegno più forte è venuto da Vaud (80,7%), che sta già attuando la propria riforma a livello locale, seguito da Neuchâtel (72,4%) e dal Vallese (71,8%).
Anche nel cantone più tiepido nei confronti della riforma, Soletta, il progetto ha ampiamente superato l'esame popolare, con il 58,6% dei consensi. I solettesi simultaneamente hanno però bocciato di misura, con il 51,4% di no, un progetto di attuazione cantonale. Principale punto di disaccordo della riforma locale è stata la riduzione dell'aliquota d'imposta sull'utile delle imprese, che dall'attuale livello massimo del 21,4%, sarebbe passata nel 2020 al 16,3%, per poi scendere l'anno successivo al 13,1% per tutte le società.
Tra i meno entusiasti per la RFFA figurano pure il canton Berna (60,4% di consensi), dove il Giura bernese si distingue con il 62,6%, e Argovia (62%). In Ticino ha votato per la RFFA il 64,9% dell'elettorato (con una partecipazione del 46,3%), nei Grigioni il 69,6% (e un'affluenza alle urne del 48,6%).
Il tasso di approvazione è stato del 62,2% a Ginevra, che oggi ha approvato un progetto di attuazione locale. La modifica della legge cantonale sull'imposizione delle persone giuridiche prevede un'aliquota unica d'imposta per le imprese del 13,99%, contro l'attuale 11,6% per le società a statuto speciale e il 24,2% per le altre. Il vicino Vaud applica da gennaio un tasso del 13,79%. I Cantoni hanno tempo fino al primo gennaio 2020 per adattare la propria legislazione alla RFFA.
Contro la riforma federale hanno votato solo alcuni comuni periferici e qualche ente locale nei cantoni più scettici. A Ginevra hanno detto no alcuni quartieri. L'esito della consultazione è in sintonia con i sondaggi: la sorpresa risiede piuttosto nell'ampiezza dei consensi.
Rispetto al progetto bocciato nel febbraio 2017, la RFFA ha goduto del favore anche di gran parte della sinistra, che aveva invece aspramente criticato la RI imprese III, giudicata completamente squilibrata perché favorevole dell'economia e svantaggiosa per i ceti basso e medio.
Il voto odierno consente alla Svizzera di abolire gli statuti speciali per le holding, invisi all'Unione europea e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Questo obiettivo non era contestato da nessuno.
La sfida è stata di elaborare un progetto che potesse trovare anche il sostegno di parte della sinistra. Il parlamento qua e là ha ridotto la portata degli strumenti per ridurre la pressione fiscale sulle multinazionali, ad esempio in materia di tassazione dei dividendi. Ma da sole queste misure non avrebbero soddisfatto il fronte rosso-verde.
La parte fiscale della riforma, su iniziativa di alcuni consiglieri agli Stati, tra cui il socialista Paul Rechsteiner (SG), allora presidente dell'Unione sindacale svizzera, è stata accompagnata da un contributo di circa due miliardi di franchi per l'AVS. Un'idea fatta propria dal parlamento e rivelatasi vincente oggi alle urne.
In una, piccola, misura la RFFA è scaturita anche da un secondo progetto inviso a popolo e Cantoni nel settembre del 2017: la riforma della previdenza per la vecchiaia 2020. Il voto odierno comunque permetterà al primo pilastro di tirare il fiato solo per pochi anni. Il Consiglio federale si appresta a presentare, in estate, il suo progetto "AVS 21" che mira a garantire l'equilibrio finanziario dell'assicurazione e mantenere il livello delle rendite.
Neppure il dibattito sulla fiscalità delle imprese è chiuso. Accanto alle battaglie che si giocheranno sul piano cantonale, proprio oggi il presidente del PS Christian Levrat, in un'intervista alla SonntagsZeitung, ha indicato che il suo partito sta preparando un'iniziativa popolare per mettere un freno alla concorrenza fiscale tra i Cantoni. Il testo esatto non è ancora disponibile. L'obiettivo non è di imporre ai Cantoni una determinata aliquota d'imposta per le imprese, ma di fissare un limite minimo al di sotto del quale non si può scendere.
PPD soddisfatto - Il PPD in qualità di vincitore nella votazione odierna sulla Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS (RFFA) si dice molto soddisfatto dopo la pubblicazione del primo trend favorevole alla modifica. Due questioni problematiche sono state risolte o quasi risolte.
Il consigliere agli Stati solettese Pirmin Bischof ha spiegato - sulle onde della radio svizzerotedesca SRF - che il suo partito fa parte degli architetti del progetto. Due grosse problematiche sono così risolte, o quasi. «Il voto favorevole alla RFFA ci dà cinque anni in più di tempo per realizzare una soluzione definitiva e sostenibile nella riforma della previdenza per la vecchiaia», ha aggiunto. Negli ultimi vent'anni tutte le riforme sono fallite. Ora vi è un progetto che dovrebbe riuscire.
«Impegno per un'AVS solida» - I Verdi, tra i perdenti nella votazione sulla Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS (RFFA), ritengono che il voto odierno rappresenti un impegno per un'AVS solida.
La consigliera nazionale bernese nonché presidentessa del partito ecologista Regula Rytz, che con il suo partito è stata una delle promotrici del referendum, ritiene che la sconfitta era già prevedibile tenendo conto dei sondaggi. Unire la riforma dell'imposizione delle imprese al contributo all'AVS ha funzionato, ha affermato sulle onde della radio svizzerotedesca SRF.
Gli elettori hanno dato maggiore valore all'AVS che alle perdite fiscali. Secondo Rytz è ormai chiaro che sta iniziando una spirale al ribasso nell'imposizione delle imprese. I cantoni e comuni sperano di attirare nuove imprese: se questo funzionerà è discutibile, ha aggiunto. Il sì al "compromesso sballato" è però da interpretare come un chiaro sì ad un'AVS solida. Allo stesso tempo è un no ad un'età pensionabile più alta.
Comitato borghese contrario - L'esito della votazione non risolve alcun problema del primo pilastro della previdenza per la vecchiaia, deplora Camille Lothe, copresidente del comitato borghese contro la legge adottata dal parlamento federale lo scorso settembre.
La pressione per una riforma dell'AVS al contrario aumenta. Il primo pilastro soffre di un problema strutturale che rende un innalzamento dell'età di pensionamento ineluttabile, ha detto alla radiotelevisione svizzerotedesca SRF la presidente dei giovani UDC del canton Zurigo.
Lothe ha pure criticato la riforma per la violazione dell'unità di materia e affermato di sperare che tali contorsioni giuridiche siano bandite in futuro.
A destra tra gli oppositori alla RFFA figurano in particolare i Verdi liberali e i giovani di PBD e UDC. Questi ultimi manifestano "sgomento" per l'esito della votazione. L'idea di collegare tematiche tra loro estranee per assicurarsi maggioranze popolari va respinta con fermezza, indicano in un comunicato.
Sul fondo anche i giovani democentristi sottolineano l'urgenza di agire per rendere forte l'AVS: un primo passo dev'essere l'innalzamento dell'età di pensionamento per le donne a 65 anni. In merito alla fiscalità delle imprese, i giovani UDC promettono di vegliare a un'attuazione fedele alla volontà borghese della RFFA nei Cantoni.
«Mai più pacchetti eterogenei» - I Verdi liberali ritengono che il sì alla riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS (RFFA) sia positivo per la piazza economica elvetica. Quali oppositori della legge tuttavia mettono in guardia: il collegamento tra progetti eterogenei non sia un precedente.
In merito al contributo a sostegno dell'AVS, i Verdi liberali affermano in un comunicato che una riforma strutturale del primo pilastro della previdenza di vecchiaia rimane necessaria. Le promesse di Consiglio federale e parlamento vanno mantenute.
L'abolizione dei privilegi fiscali cantonali per le holding e più in generale la riforma della tassazione delle imprese erano acquisite per il partito, che considera pertanto il "sì" alla RFFA come un successo per la certezza del diritto e per la soluzione di un problema non più tollerato a livello internazionale.
Il collegamento con l'AVS, oltre a essere problematico in termini di unità di materia, costituisce un attacco al contratto tra generazioni. Ora si impongono vere riforme, non provvedimenti unilaterali a scapito dei giovani, scrive il partito.
«Rischio di smantellamento del servizio pubblico» - Il Sindacato dei servizi pubblici (VPOD/SSP) mette in guardia dal rischio di uno smantellamento del servizio pubblico a causa degli adeguamenti delle imposte cantonali delle imprese, in seguito al sì odierno degli elettori alla Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS (RFFA).
Secondo la presidente del sindacato Katharina Prelicz-Huber, i Cantoni faranno ricadere sui Comuni le massicce entrate mancanti. Nei Comuni vi saranno di conseguenza tagli in case per anziani, asili nido e altre strutture pubbliche, ha affermato Prelicz-Huber alla radio svizzerotedesca SRF. A risentirne sarà tutta la popolazione e in particolare coloro che non possono permettersi servizi privati.
Nel Canton Berna, e proprio oggi in quello di Soletta, sono stati respinti sgravi fiscali per imprese, ha ricordato la presidente del sindacato. La sinistra divisa nella campagna sulla RFFA è ora chiamata a intervenire anche in altri Cantoni contro la rovinosa concorrenza fiscale. Le battaglie in alcuni sono già state perse, ha ammesso.
L'iniziativa popolare annunciata dal PS - che intende fissare un limite minimo dell'aliquota d'imposta nei Cantoni sull'utile delle imprese - giunge quando i giochi sono già fatti, ha aggiunto dal canto suo sulle onde della radio romanda RTS il segretario centrale del sindacato Agostino Soldini, che come la sua collega teme uno smantellamento del servizio pubblico. La maggior parte dei Cantoni ha già fissato aliquote d'imposta sugli utili societari comprese tra il 12 e il 14%, la metà di quanto viene praticato negli Stati Uniti, ha ricordato.
I veri vincitori della giornata odierna sono «l'1% degli ultra ricchi che pagheranno 4,5 miliardi di franchi in meno», ha detto ancora Soldini. Il sindacalista non crede affatto nei benefici promessi nell'occupazione attraverso i tagli fiscali alle imposte. «Gran parte dei profitti saranno ridistribuiti agli azionisti», ha affermato Soldini, aggiungendo che il fattore decisivo che ha favorito la RFFA è stato il finanziamento aggiuntivo all'AVS.