Covid-19: altri 20 miliardi alle aziende. Berna raddoppia lo sforzo economico. Fideiussioni per un totale di 40 miliardi
Berna dice sì al prolungamento in Ticino fino al 13 aprile delle limitazioni ordinate in determinati settori dell’economia
BERNA - Un'altra iniezione di denaro pubblico, per far fronte all'epidemia. Sul piatto la Confederazione ha deciso di mettere altri 20 miliardi di franchi in fideiussioni. La proposta è stata presentata dal Consiglio federale al Parlamento, si legge in una nota diffusa oggi dal Dipartimento federale delle finanze.
Cos'è la fideiussione
La fideiussione è un negozio giuridico con il quale un soggetto, chiamato fideiussore, garantisce un'obbligazione altrui (es. in luogo del debitore), obbligandosi personalmente nei confronti del creditore del rapporto obbligatorio. Ad esempio, lo Stato può diventare fideiussore quando garantisce un prestito bancario fatto a un'azienda che è il debitore verso la banca. In questo caso, lo scopo della garanzia da parte dello Stato, è di far ottenere il prestito bancario a tassi inferiori a quelli altrimenti concessi al debitore. Si osservi che, da parte dello Stato, non avviene alcun pagamento, finché e se il debitore paga regolarmente le rate del debito a completa restituzione. L'erogazione effettiva di denaro è invece fatta dalla banca, secondo le ordinarie regole di mercato. Le parti quindi sono che lo Stato, come fideiussore, è il garante del rapporto tra l'azienda, che è il debitore, e la banca, che è il creditore.
«Gli ultimi giorni hanno dimostrato che i crediti transitori COVID-19 corrispondono a una reale esigenza» spiega il DFF. A oggi infatti sono già stati "bruciati" 14,3 miliardi di franchi (sui 20 stanziati inizialmente) per un totale di 76mila accordi di credito - dato del 2 aprile.
I crediti erogati dalle banche - e coperti al 100 per cento da Berna fino a 500mila franchi, all'85 per cento fino a 20 milioni - vanno a ruba insomma. Ora, dei 40 miliardi complessivi 10 verranno destinati a crediti urgenti amministrati direttamente dal DFF. Un mucchio di soldi che la Confederazione non vuole buttare alle ortiche.
Che la procedura "velocizzata" comporti anche un rischio di abuso, infatti, non è un segreto. «In linea di principio, il Consiglio federale parte dal presupposto che i crediti di aiuto non saranno utilizzati in modo illecito» si legge nella nota. Ma nei prossimi giorni i dipartimenti competenti dovranno elaborare un piano anti-abusi. «I crediti che sono stati richiesti indebitamente o più volte saranno rapidamente revocati» precisa il DFF. E si procederà a un controllo «sistematico» delle pratiche.
Obbligo di notifica - Nella seduta odierna il Consiglio federale ha anche decretato l'obbligo, per i Cantoni, di fornire a Berna degli inventari dettagliati sul materiale sanitario a disposizione. In particolare, l'obbligo di notifica vale per le scorte di respiratori, test diagnostici, mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuali. Materiale che potrebbe essere "requisito" dalla Confederazione e destinato dove c'è più bisogno.
Prorogate le limitazioni ordinate dal Cantone Ticino - Berna ha deciso che in considerazione della situazione epidemiologica che si registra in Ticino, ha autorizzato il nostro Cantone a prolungare fino al 13 aprile 2020 le limitazioni ordinate in determinati settori dell’economia.
Restate a casa - La ha ripetuto più volte in francese e in tedesco: “Dobbiamo continuare a mantenere le distanze sociali. Dobbiamo tutelare la nostra società con il nostro comportamento”. Un appello quello d i Alain Berset che diventa ancora più urgente di fronte al bel tempo di questo weekend. “Aprile è iniziato, la Pasqua si avvicina e si ha voglia di uscire. Ebbene evitiamo di farlo”. E proprio per le imminenti ferie pasquali Berset ha invitato tutti a restare a casa, non solo a non andare in Ticino, ma proprio a non mettersi in viaggio. "Altrimenti – ha spiegato - non saremo in grado di controllare l'epidemia a lungo termine. Ora abbiamo bisogno di perseveranza, calma e determinazione”.
La parola a Cassis - Alla conferenza stampa del Consiglio federale oggi era presente anche il Consigliere federale ticinese Ignazio Cassis, il quale ha aperto il suo discorso invitando tutti a non andare in Ticino per le ferie pasquali: “Non è questo il momento di andare in Ticino”. Poi si è spostato sul piano estero: “Ci sono 800.000 cittadini svizzeri che vivono all’estero. Il Dipartimento degli Affari Esteri ha lanciato la più grande campagna di rimpatrio in Svizzera da due settimane a questa parte. Sono stati effettuati 16 voli di rimpatrio, circa 3.700 persone sono state riportate da diversi paesi, e questo grazie anche alla collaborazione con i paesi limitrofi. Tra loro ci sono 2100 cittadini svizzeri e 1600 stranieri. Altri cinque voli sono previsti nei prossimi giorni". Cassis ha evidenziato come le attuali missioni diplomatiche stanno sostenendo i viaggiatori stranieri bloccati in tutto il mondo. "La Svizzera ha 170 agenzie nel mondo e ora sta diventando chiaro quanto sia importante questa "rete esterna". Bisogna avere buone relazioni diplomatiche con gli altri paesi per poter mettere in pratica queste relazioni in un momento di bisogno come quella della crisi attuale". E proprio in quest'ottica di instaurare buone relazioni che si spiega la decisione di accogliere malati stranieri negli ospedali svizzeri: "Abbiamo presi numerosi pazienti dall'estero come un gesto di solidarietà", ha affermato Cassis. Circa 140 pazienti dalla Francia sono in Svizzera per essere curati e ci sono trattative con l'Italia".
Il divieto di fare la spesa per gli over 65: il caso ticinese - Durante la conferenza stampa di Berna è arrivata anche la domanda su quanto sia illegale impedire agli over 65enni di uscire e andare a fare la spesa. Alain Berset ha difeso la scelta ticinese pur ammettendo che “in linea di principio la misura non è conforme al regolamento federale”, ma – ha aggiunto – “il Ticino sta affrontando una situazione particolare. Sono costantemente in contatto con il governo ticinese che sta facendo del proprio meglio per superare questa situazione. Il loro è un invito molto rigoroso agli ultra 65enni a non uscire di casa e a fare la spesa, e lo capisco”. (In realtà più che un invito a non fare la spesa si tratta di un divieto vero e proprio, ndr.)”.
Cosa manca alla Svizzera a livello medico? - "Le cose cambiano molto velocemente - ha spiegato Alain Berset - e bisogna agire rapidamente ogni volta". In questo momento ha evidenziato Daniel Albrecht, dell'Ufficio federale della salute pubblica, vi è una particolare carenza di medicinali, in particolare i farmaci per le terapie intensive. Berset è tornato anche sul reale valore protettivo delle mascherine: "Per le persone sane le mascherine non apportano alcun valore aggiunto, danno solo una falsa sicurezza".