Fra chi si ammala di Covid-19 e chi ha paura per i suoi cari, AutoPostale: «Siamo sotto pressione»
Molto critico il sindacato: «I datori fanno poco o niente per proteggerli»
ZURIGO - Quando si parla di chi ogni giorno lavora a contatto con la gente durante l'epidemia di coronavirus, assieme al personale sanitario, i commessi dei supermercati e gli agenti di polizia è facile dimenticarsi un'altra categoria: i conducenti dei mezzi pubblici.
Fra questi i più vulnerabili, sin dall'inizio della pandemia, sono i conducenti di autobus. Se nelle metropoli mondiali la situazione è critica - con molti contagi e vittime in città colossali come Londra e New York - di casi ce ne sono stati anche da noi.
«Diversi conducenti sono preoccupati», spiega a 20 Minuten Chrisian Fankauser del Sindacato del personale dei trasporti (SEV) , «hanno parecchi dubbi sulle misure che i datori stanno introducendo per tutelarli». Questo perché «anche loro sono parte del servizio pubblico», incalza Fankhauser, «sono in prima linea, ogni giorno». In Ticino, va detto, la situazione è diversa.
AutoPostale: «3 casi di Covid-19 accertati» - AutoPostale che parla di almeno tre casi di conducenti che ad oggi hanno contratto il coronavirus. Le misure adottate fino a questo momento sono quelle in vigore anche da noi: porta anteriore bloccata e distanza di sicurezza da chi guida tramite cordone.
«In questo momento siamo sotto pressione», spiega Masha Foursova, portavoce di AutoPostale, «sono diversi i conducenti che si danno malati oppure vivono con persone a rischio e sono quindi rinunciano a venire a lavorare».
Chi resta al volante poi, soprattutto in città grandi come Zurigo, rischia di trovarsi il mezzo zeppo... che fare? «È un bel dilemma», continua Foursova, «siamo comunque un servizio pubblico, non possiamo dire alla gente di non salire. Non è il nostro lavoro, è quello della polizia». Per questo l'invito è: utilizzate i mezzi solo se ce n'è davvero bisogno.
A Zurigo fra i conducenti di tram «una manciata di casi di coronavirus», la conferma arriva da Tobias Wälti portavoce dei VBZ zurighesi, che però ha i suoi dubbi: «È improbabile che lo abbiano preso sul posto di lavoro, sono seduti in una cabina chiusa a chiave... E ogni giorno disinfettiamo l'ambiente».