Lo chiede la società specializzata palliative ch, la cui presidente è Marina Carobbio Guscetti
«C'è una chiara carenza di servizi di cure palliative negli ospedali svizzeri, in particolare per i pazienti con malattie non tumorali».
BERNA - Nel 2018, 49’160 persone sono morte in ospedale. Di loro, 5’900 (il 12%) hanno ricevuto cure palliative complesse o specializzate durante l’ultimo ricovero. Le cure palliative, che devono essere incluse nel trattamento, comprendono il sostegno e la cura per le persone con malattie mortali e per i loro cari. Lo scopo è curare il paziente offrendogli la migliore qualità di vita possibile fino al decesso. L'accento è posto su tutte le questioni e i problemi di natura fisica, psicosociale o spirituale.
I dati dell’Ufficio federale di statistica mostrano che l’80% dei 5’900 pazienti che nel 2018 hanno beneficiato di cure palliative (disponibili in 33 ospedali svizzeri) soffriva di un tumore. La dimostrazione che queste cure vengono ancora fortemente associate all’oncologia. Un aspetto che dovrebbe essere modificato, secondo la società specializzata palliative ch.
«Le persone affette da malattie cardiovascolari, polmonari croniche o neurologiche (compresa la demenza) - si legge in un comunicato della società - hanno sintomi (affanno respiratorio, ansia, dolore e solitudine) paragonabili a quelli dei pazienti affetti da tumore». Ma non ricevono sufficienti cure palliative. «Solo il 2,5% dei pazienti ricoverati in ospedale morti di malattie cardiovascolari le ha ricevute nel 2018».
palliative ch chiede pertanto «la promozione del networking intra-ospedaliero e l'accettazione delle cure palliative negli ospedali», nonché «l’ampliamento dei servizi nazionali di cure palliative per i pazienti non affetti da tumore».
«I Cantoni sono invitati a colmare la lacuna promuovendo e istituendo servizi di consulenza medica palliativa in tutti i principali ospedali», esorta la sua presidente Marina Carobbio Guscetti.