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SVIZZERAArrivano gli investigatori del Covid

19.07.20 - 12:38
In diversi Cantoni si rafforzano i controlli. Ma in Svizzera la popolazione è sempre meno prudente, secondo i sondaggi
tipress
Fonte ATS
Arrivano gli investigatori del Covid
In diversi Cantoni si rafforzano i controlli. Ma in Svizzera la popolazione è sempre meno prudente, secondo i sondaggi

BERNA - Rintracciare le persone entrate in contatto con un malato di Covid-19 e porle in isolamento o in quarantena è di vitale importanza per interrompere la trasmissione dell'infezione. Per questo alcuni cantoni hanno già aumentato il numero di investigatori incaricati di tracciare i contatti delle persone dichiarate positive.

Gli svizzeri sembrano meno propensi ad adottare misure di protezione contro il virus e solo la metà delle persone rientrate dai paesi a rischio è effettivamente in quarantena, rivela oggi la stampa domenicale.

Le inchieste di contact tracing sono essenziali nella lotta contro l'attuale pandemia, tanto più che l'applicazione SwissCovid fatica a trovare adepti. «La cosiddetta tecnica TTIQ (test, tracciamento, isolamento, quarantena) è davvero il modo giusto di agire. In realtà non ne abbiamo altri», ha dichiarato al Matin Dimanche Didier Trono, professore al Politecnico di Losanna e capo del gruppo di diagnostica e test all'interno della task force scientifica Covid-19.

Di fronte all'aumento dei casi confermati di coronavirus, i cantoni Vaud e Vallese hanno già aumentato il numero di addetti al tracciamento dei contatti. «Abbiamo ancora margini di miglioramento», ha rivelato Delphine Berthod, del servizio malattie infettive vallesano. Ma se il numero di infezioni continua a crescere, i cantoni rischiano di essere sopraffatti. «Durante il semiconfinamento, i potenziali infetti avevano magari due contatti. Ora sono più di dieci» spiega Christian von Plessen, medico del Dipartimento della sanità vodese.

Inoltre la mole di lavoro di questi "investigatori" può variare da un momento all'altro. Nel Giura, ad esempio, il 7 luglio c'erano ben 496 persone in quarantena, contro le 24 la settimana prima. Due scuole sono state colpite da un possibile contagio e il numero dei preposti al tracciamento ha dovuto essere triplicato in pochi giorni.

Per ovviare a questi problemi si sta cercando di instaurare una collaborazione intercantonale. «L'idea è che una squadra può aiutare un'altra se è con l'acqua alla gola», ha detto il medico cantonale di Neuchâtel, Laurent Kaufmann, al domenicale romando.

Se l'epidemia si sviluppasse di nuovo, gli sforzi di tracciamento risulterebbero comunque vani. Il medico cantonale giurassiano, Christian Lanz, stima che oltre i 200-300 nuovi casi al giorno in Svizzera il contact tracing non avrebbe più senso.

Il SonntagsBlick, che ha analizzato i rapporti degli stati maggiori di crisi di Basilea Campagna, Zugo e Grigioni, ha rilevato che l'attenzione degli svizzeri di fronte al virus sta scemando. Questo lascia presupporre un aumento futuro dei casi di Covid-19. «Il senso della minaccia del virus si sta perdendo tra la popolazione, un grave errore di valutazione» hanno scritto gli esperti della regione di Basilea alla fine di giugno in una valutazione della situazione.

Quanto alle persone che fanno rientro dai paesi a rischio, secondo la NZZ solo la metà è in quarantena. Dall'introduzione dell'obbligo, il 6 luglio, circa 6000 persone sono arrivate da questi paesi negli aeroporti di Ginevra, Zurigo e Basilea, ma in base ai dati forniti dai cantoni, il 17 luglio solo 2328 erano in quarantena e 630 in isolamento.

Il presidente dell'organizzazione mantello dei medici cantonali, Rudolf Hauri, chiede quindi che vengano effettuati controlli su tutti gli aerei e gli autobus di ritorno dai Paesi considerati a rischio e che venga lanciata una campagna di informazione per i viaggiatori.

L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha annunciato venerdì che effettuerà controlli a campione sui voli e sugli autobus in arrivo in Svizzera. Per Hauri, questi controlli sporadici sono un segnale importante, ha detto in un'intervista al domenicale zurighese. Ma a suo avviso, le verifiche dovrebbero essere a tappeto.

La "SonntagsZeitung" riferisce inoltre che i cantoni d'ora in poi saranno obbligati ad esaminare meglio i piani di protezione per locali e ristoranti e riferirne dettagliatamente alla Confederazione. L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) avrebbe inviato loro una comunicazione in questo senso senza preavviso.

Proprio ieri le associazioni di categoria del settore alberghiero e della ristorazione hanno deciso che l'uso delle maschere di protezione per il personale resterà facoltativo. GastroSuisse, HotellerieSuisse e Swiss Catering Association ritengono che l'attuale piano per alberghi e ristoranti offra una buona protezione contro l'infezione. Ciò che è fondamentale è che i dipendenti e gli ospiti mantengano una distanza minima di 1,5 metri, affermano.

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