La stampa domenicale d'oltralpe rilancia la questione citando alcuni verbali degli organi federali di crisi
Nel frattempo l'uso del dispositivo, largamente raccomandato dalle autorità, è diventato obbligatorio sui mezzi pubblici. E la misura, come richiesto dall'UFSP, potrebbe essere estesa agli spazi pubblici al chiuso.
BERNA - La disponibilità limitata di mascherine ha determinato la comunicazione delle autorità nelle fasi più critiche dell'emergenza coronavirus. A sostenerlo sono "Le Matin Dimanche" e la "SonntagsZeitung", che citano il contenuto di alcuni verbali.
L'ipotesi era già stata sollevata negli scorsi mesi dalla stampa domenicale oltre il Gottardo, che sottolineava la "stonatura" rossocrociata rispetto alle nazioni che circondano la nostra.
Poche mascherine - Durante lo scorso mese di marzo - al culmine della pandemia in Svizzera - l'Ufficio federale della sanità pubblica non consigliava l'uso generalizzato del dispositivo. Anzi, da Berna la linea era piuttosto chiara nel senso opposto: chi è sano non ha la necessità di indossare una mascherina.
Stando al contenuto dei verbali degli organi di crisi citati dai due domenicali, in quel momento il nostro Paese poteva contare su uno stock di mascherine sufficiente a coprire un periodo di due settimane e mezzo. Un appello dell'UFSP permette a Berna di reperirne un milione, poi distribuite subito ai cantoni. La stima però è che ne servano circa due milioni di unità al giorno.
Cambio di rotta - Tra la fine di marzo e l'inizio di giugno, le autorità e l'esercito hanno ordinato 250 milioni di mascherine. E l'inversione di rotta arriva proprio alla fine di aprile, dopo l'acquisto di uno stock di 90 milioni di esemplari. Trascorsa una settimana, l'UFSP inizierà a raccomandare l'utilizzo della mascherina quando la distanza minima di 1,5 metri non può essere rispettata.
E ora? - Nel frattempo, la mascherina in Svizzera è diventata obbligatoria - dagli inizi di luglio - sui mezzi di trasporto pubblici. E lo stesso Ufficio della sanità pubblica, solo pochi giorni fa, ha proposto ai Cantoni di valutare un'estensione della misura anche ai negozi e, più in generale, all'interno degli spazi pubblici chiusi.