A processo un 67enne kosovaro. È stato condannato a 6 anni e mezzo
SAN GALLO - Sei anni e mezzo di reclusione e l'espulsione dalla Svizzera per sette anni è la pena inflitta oggi dal tribunale distrettuale di San Gallo a un 67enne che il Venerdì Santo del 2019 uccise la moglie a colpi di calzascarpe.
L'accusa aveva chiesto una pena di sette anni per omicidio passionale (reato per cui il codice commina da uno a dieci anni) e l'espulsione dalla Svizzera per altri dieci. La difesa propendeva per due anni con la condizionale e nessuna espulsione. L'uomo era già in detenzione preventiva e la sentenza non è ancora definitiva.
L'imputato, già pensionato da diversi anni, era giunto in Svizzera dal Kosovo nel 1974 come operaio edile, e solo in seguito fece venire anche la famiglia. I sette membri hanno vissuto armoniosamente per molto tempo, si legge nell'atto di accusa. L'uomo è descritto dai suoi figli come una persona calma, gentile, paziente e comprensiva.
Quando l'ultimo dei cinque figli lasciò la casa dei genitori nel 2017, il rapporto tra i coniugi si deteriorò. La moglie era cambiata mentalmente e spesso insultava e umiliava il marito. Secondo l'accusa, l'uomo ha sopportato questa situazione per mesi ed è sempre rimasto calmo.
Il 19 aprile del 2019, un Venerdì Santo, ha però perso il controllo. Dapprima ha colpito la moglie a manate in faccia, poi ha brandito un calzascarpe in metallo lungo 56 centimetri e l'ha colpita 20-30 volte. La donna è morta per le gravi ferite riportate. Il pensionato ha in seguito chiamato la polizia e si è fatto arrestare senza opporre resistenza.
L'imputato non ha mai negato i fatti. In tribunale ha detto che sperava che le umiliazioni finissero. Non voleva uccidere la consorte, e non sa cosa sia successo a un certo punto nella sua testa, ha spiegato.
Anche il procuratore pubblico ha parlato di un atto passionale evidente, scatenato dai ripetuti insulti e provocazioni della moglie. Ha anche sottolineato che l'accusato in precedenza non aveva mai commesso alcuna violenza, e che era molto dispiaciuto per quello che ha fatto.
I giudici hanno comunque ritenuto il fatto di sangue "molto brutale" e deciso di espellere il pensionato, considerando che dopo 46 anni passati in Svizzera non era completamente integrato e parlava male tedesco.