In attesa di una riunione d'emergenza del Consiglio federale, gli ambienti economici non risparmiano le critiche.
Il timore? Un calo sensibile delle vendite con conseguenti e pericolose perdite finanziarie.
BERNA - L'annunciato inasprimento delle norme utili a contrastare il Coronavirus sta destando preoccupazione per molte aziende svizzere. Secondo il Tagesageiser, il prossimo giovedì i rappresentanti delle imprese e i sindacalisti incontreranno il consigliere federale Guy Parmelin per una tavola rotonda. L'incontro servirà a valutare la situazione. E se l'intenzione di Parmelin pare voglia essere quella di convincere dell'utilità di questa nuova stretta, molti continueranno a non essere d'accordo.
Il direttore dell'influente Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), Hans-Ulrich Bigler, è tra questi: «Per molte imprese le nuove misure significano ancora una volta gravi restrizioni. Le vendite crolleranno». E se Bigler non nega la necessità di proteggere la popolazione, il fatto che il Consiglio federale stia intervenendo con misure standard per tutta la Svizzera lo trova «incomprensibile». L'associazione di categoria si opporrà al requisito della mascherina nei negozi più piccoli. Perché lì la distanza richiesta può essere mantenuta senza problemi. «Ci difenderemmo anche dalle eventuali normative per gli uffici», afferma.
Il secondo blocco dovrebbe essere evitato - La critica dell'USAM riguarda le misure che il Consiglio federale intende adottare in una prossima riunione urgente che dovrebbe avere luogo oggi. È già trapelato venerdì che il ministro della Sanità Alain Berset chiederà l'uso della mascherina al chiuso e imporrà ulteriori restrizioni per gli eventi privati.
Secondo la “SonntagsBlick”, il governo federale dovrebbe orientarsi verso l'esempio del canton Ginevra. Tutto ciò, ovviamente, con l'intenzione di evitare un secondo blocco.