La psicologa della salute Urte Scholz fornisce consigli su come affrontare la seconda ondata, nonostante la "stanchezza"
«È importante parlare apertamente con amici e familiari, ma anche con i colleghi di lavoro. E in caso di bisogno affidarsi ai professionisti»
BERNA - Sono passati otto mesi. Otto mesi dal primo caso di Covid-19 in Svizzera. Incertezza e paura sono tra le emozioni che in molti hanno provato durante la prima ondata.
E se durante l’estate tutti (o quasi) sono tornati a una pressoché completa normalità, la seconda ondata spaventa ancora di più. Anche per le ripercussioni sulla psicologia della popolazione. «Le nuove limitazioni, con il freddo, l’inverno e il buio, rischiano di acuire gli stati depressivi», avvisano gli esperti.
Tra questi Urte Scholz, psicologa della salute e ricercatrice presso l’Università di Zurigo. «Perseverare in un comportamento che implica un “costo” per noi è difficile - ha spiegato a 20 Minuten -. Lo sa bene chi prova a fare esercizio con regolarità o inizia una dieta. In estate i numeri erano bassi, la gente voleva la normalità, si parlava troppo poco della necessità di evitare il propagarsi dei contagi».
Dopo mesi di tranquillità, dunque, risulta ancora più faticoso adattarsi alle nuove limitazioni decise dal Consiglio federale. Ma la psicologa è convinta che «regole chiare, decise e uniformi» siano più efficaci.
«Se ci si appella solo alla responsabilità personale, la reazione non potrà essere uniforme. Ad esempio una persona dovrebbe giustificarsi se sceglie di non partecipare a un pranzo o a una festa in famiglia. Ci si ritrova in “situazioni scomode”».
Alla base del ragionamento c’è la convinzione che «le cose sono più facili se fatte insieme». Appoggiarsi a decisioni personali lascia troppo spazio all’interpretazione. Le nuove norme decise per tutta la Svizzera dovrebbero pertanto facilitare il compito alla popolazione, anche se i Cantoni hanno la facoltà di inasprirle ulteriormente.
Ma come si fa a salvaguardare la mente? «È importante parlare apertamente con amici e familiari, ma anche con i colleghi di lavoro della situazione e di come ognuno di noi si sente - conclude Urte Scholz -. Ci vuole un sostegno reciproco. Ed è importante mantenere le relazioni sociali, anche virtuali».
Inoltre, non bisogna vergognarsi a chiedere aiuto a dei professionisti: «Un consiglio professionale può favorire il mantenimento del benessere psicologico. Poi ognuno trova le sue soluzioni, come fare sport o passare più tempo con i figli».