Nel frattempo il Consiglio federale approva altri 100 milioni destinati all'acquisto delle dosi
Il ministro della sanità Berset: «In Svizzera la situazione resta tesa». Ma starebbero avendo effetto le misure sinora adottate
BERNA - Mentre il coronavirus continua a diffondersi (nelle ultime ventiquattro ore in Svizzera sono stati segnalati altri 8'270 casi accertati, 86 decessi e 304 ricoveri), ci sono dei primi segnali positivi sul fronte dello sviluppo di un vaccino. Negli scorsi giorni Pfizer e BioNTech hanno presentato i risultati della fase 3 dei test sul loro prodotto, parlando di un'efficacia superiore al 90%. In Australia è invece stata avviata la produzione del vaccino di Oxford-AstraZeneca.
«La situazione epidemiologica resta tesa: il numero dei casi continua ad aumentare, seppure più lentamente» ha detto il consigliere federale Alain Berset, secondo cui starebbero avendo effetto le misure sinora adottate. Il tasso di riproduzione si aggira attorno a 1 (quindi cento persone ne contagiano altre cento) e va ulteriormente abbassato, almeno a 0,7. E Berset ha ricordato che sta crescendo il numero delle persone ospedalizzate. «Al momento alcune regioni del nostro paese sono tra le più colpite d'Europa». A livello nazionale per ora non sono comunque previste ulteriori misure. Ma Berset ha nuovamente invitato la popolazione a rispettare le disposizioni, le norme igieniche e il distanziamento.
Ora per la Confederazione è fondamentale poter garantire alla popolazione svizzera un accesso rapido a un vaccino anti-Covid-19 sicuro ed efficace, non appena questo sarà disponibile. A tal fine il Consiglio federale ha già approvato un credito di 300 milioni di franchi. Nella sua seduta odierna, il Governo ha ora stabilito di aumentare questo credito di altri 100 milioni per avere sufficiente margine di manovra nell'ulteriore acquisto di vaccini, come reso noto oggi in conferenza stampa.
Al momento la Confederazione ha concluso un contratto con due produttori di vaccini. Ma per attuare la strategia di acquisti sono necessari ulteriori contratti di riservazione. Da qui la decisione di aumentare il credito, portandolo a 400 milioni di franchi. L'importo deriva dai crediti Covid-19 già approvati, assunti dal budget dell'esercito.
Milioni di dosi per la Svizzera - Presso la ditta Moderna, la Confederazione si è assicurata l’accesso a 4,5 milioni di dosi di vaccino, mentre con la ditta farmaceutica inglese AstraZeneca e il Governo svedese ha pattuito la fornitura di fino a 5,3 milioni di dosi. A questo si aggiunge l’adesione all’iniziativa internazionale Covax, un programma per l’approvvigionamento a livello globale, volta a ottenere vaccini anti-Covid-19 almeno per il 20 per cento della popolazione. Idealmente si tratterebbe di 3,2 ulteriori milioni di dosi. I prezzi di una singole dose sono molto diversi, possono ammontare a pochi franchi o a decine di franchi.
Importante, oltre la prevenzione, è anche il trattamento delle persone contagiate da Covid-19. In tal senso, nell’estate del 2020 la Confederazione si è assicurata l’approvvigionamento di un agente immunoterapico prodotto dalla Molecular Partners. In determinati casi, il medicamento potrebbe essere somministrato anche come profilassi per proteggere da un’infezione.
Trattative in corso, anche con Pfizer e BioNTech - La Confederazione è in trattative per la conclusione di contratti con altri produttori di candidati promettenti per un vaccino (anche con Pfizer e BioNTech). La strategia e le raccomandazioni di vaccinazione dipenderanno dai singoli vaccini e terranno conto delle conoscenze scientifiche più recenti coinvolgendo da vicino la Commissione federale per le vaccinazioni (CFV).
Attualmente non si può ancora stabilire quando sarà disponibile un vaccino. L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) parte tuttavia dal presupposto che in Svizzera le prime vaccinazioni potranno essere effettuate nella prima metà del 2021. Non è comunque previsto un obbligo di vaccinazione, come ha nuovamente sottolineato Berset: «Ognuno dovrà decidere autonomamente se farlo o meno». Ma perché abbia un effetto stabilizzante, il 60% della popolazione dovrebbe farsi vaccinare.
Priorità alle fasce a rischio - Nel frattempo le autorità stanno preparando una strategia per stabilire come avverrà la distribuzione del vaccino. «Dipende anche dal tipo di vaccino, ma sarà prioritario garantire l'accesso alle fasce a rischio» ha spiegato Stefan Kuster, capo della sezione malattie trasmissibili dell'UFSP.
Si parla anche di conservazione e immagazzinamento delle dosi di vaccino: saranno necessari “congelatori” che garantiscano temperature attorno ai -60 gradi centigradi. Su questo fronte l'organizzazione logistica è affidata all'esercito.