Continua il braccio di ferro tra Berna e gli operatori dei comprensori
BERNA - Si continua a parlare di stagione sciistica e dell'impatto che la pandemia in corso potrà avere, da un lato sull'economia dei comprensori e dall'altra sulla salute pubblica.
La Sonntagszeitung riferisce che giovedì e venerdì il consigliere federale Alain Berset ha informato i direttori dei Dipartimenti delle finanze e dell'economia di Vallese, Uri e Grigioni (nonché le Funivie svizzere) che le misure di protezione anti-contagio nelle stazioni sciistiche devono essere drasticamente inasprite.
Le misure - In che modo? Prima di tutto garantendo che non vengano a formarsi quegli assembramenti che si sono visti nelle scorse settimane e che hanno fatto tanto discutere. Poi, limitando la capacità degli impianti di risalita e creando delle aree di attesa davanti alle funivie e alle sciovie, nelle quali gli sciatori dovranno rispettare la distanza interpersonale. Ristoranti e baite dovranno chiudere i battenti alle 15 e i self-service non potranno essere in funzione. Il piano di protezione prevede anche una forte limitazione delle presenze: tra Natale e Capodanno si propone una capienza pari a due terzi della media degli ultimi cinque anni.
Le reazioni - Intervistato da 20minuten, Mario Davatz - degli impianti di risalita di Grüsch-Danusa nei Grigioni - pensa che le richieste di Berset siano esagerate: «Ci si limita a cedere alle pressioni dall'estero, anche se finora non è successo nulla alle funivie». Germania e Italia temono che i propri sciatori, non potendo divertirsi in patria, possano scegliere la Svizzera. I gestori degli impianti di risalita sono sicuri che l'inasprimento delle misure sia una risposta alle pressioni giunte dalle nazioni confinanti, ma Berna lo nega fortemente.