Bocciato il progetto pensato dal Governo per alleggerire gli affitti delle attività chiuse durante il lockdown.
Prevedeva che i gestori pagassero solo il 40% della pigione durante il periodo di chiusura forzata. L'ASI critica la scelta: «Gli inquilini non sanno più che pesci pigliare».
BERNA - Non ci sarà verosimilmente alcuna soluzione federale volta a sgravare gli esercizi commerciali dalle pigioni per il periodo durante il quale sono dovuti restare chiusi durante il lockdown della scorsa primavera. Oggi il Consiglio nazionale ha bocciato la relativa legge con 100 voti contro 87. Da parte sua, la competente commissione degli Stati ha già fatto sapere di non voler entrare in materia.
La Camera del popolo ha così seguito il parere della sua commissione preparatoria, che a inizio mese aveva respinto il testo nella votazione sul complesso. A fine ottobre, durante la sessione speciale, il Nazionale, contro l'opinione della commissione, era invece entrato in materia. Decisione dunque sconfessata oggi dopo l'esame di dettaglio.
Affossata dalla maggioranza borghese - A votare contro la legge sono stati i parlamentari UDC e PLR, ai quali si è aggiunta la maggioranza di quelli del Centro e alcuni Verdi liberali. Hanno invece votato a favore la sinistra e gli evangelici (che fanno parte del gruppo del Centro). La maggioranza borghese ha criticato il fatto che la legge interviene inopportunamente in modo retroattivo nei rapporti contrattuali privati. La soluzione proposta comporterebbe anche un'incertezza giuridica, ha spiegato Christian Lüscher (PLR/GE) a nome della commissione. «Le questioni di diritto privato devono essere risolte in base al diritto privato», ha aggiunto Pirmin Schwander (UDC/SZ). Lüscher ha anche criticato il fatto che da quando la nuova legge è stata evocata la ricerca di soluzioni amichevoli è stata interrotta.
La sinistra ha da parte sua descritto il progetto come vitale per la sopravvivenza di numerose aziende, soprattutto nel settore della ristorazione. La legge porterebbe un po' di sollievo alle PMI duramente colpite dalla crisi, ha sostenuto, invano, Min Li Marti (PS/ZH).
Il progetto del Consiglio federale, elaborato sulla base di due mozioni simili adottate in giugno dal parlamento, prevede che i gestori di esercizi commerciali paghino «solo» il 40% della pigione dovuta per tutto il periodo di chiusura forzata decisa in primavera dal governo. Tale soluzione vale fino a un tetto massimo di 20 mila franchi di affitto mensile. Per chi ha dovuto solo ridurre l'attività, questa soluzione si applicherebbe per due mesi al massimo.
Per le pigioni comprese tra 15 e 20 mila franchi, le parti - affittuario e proprietario - possono decidere di non applicare il presente disciplinamento. Eventuali accordi già conclusi tra le parti restano inoltre validi. La legge prevede anche che i locatori potranno chiedere un'indennità alla Confederazione nei casi di rigore.
Tale disegno di legge è poi stato profondamente modificato dalla commissione preparatoria. Nuovi emendamenti sono stati adottati anche oggi. Invano visto che il progetto al voto d'insieme è stato, come detto, affossato.
L'Associazione degli inquilini insorge - La bocciatura espressa dal Nazionale - che ha deciso di seguire le raccomandazioni della sua Commissione - è stata naturalmente criticata dall'Associazione svizzera degli inquilini (ASI). «Dopo aver più volte dato speranza alle migliaia d'inquilini commerciali in difficoltà nel pagare le loro pigioni a causa delle chiusure decretate dalle autorità, il Parlamento sta ora facendo un passo indietro». Per l'ASI ora il Consiglio degli Stati deve «rettificare» questa decisione mercoledì, entrando in materia sulla legge ed «evitando così un'ondata di fallimenti», in un momento in cui molti commercianti si trovano ad affrontare nuove difficoltà durante questa seconda ondata.
Il dossier passa ora al vaglio del Consiglio degli Stati.