Il Tribunale commerciale di Berna dà ragione a Postfinance nella diatriba con il miliardario russo Viktor Vekselberg.
I giudici hanno ritenuto che la società finanziaria può «a titolo eccezionale» venir meno al suo compito di servizio universale a causa delle «spese spropositate» che avrebbe dovuto sostenere.
BERNA - Postfinance non è tenuta ad aprire un conto per il miliardario russo Viktor Vekselberg. Lo ha stabilito il Tribunale commerciale di Berna, il quale ritiene che la società finanziaria può venir meno, a titolo eccezionale, al suo compito di servizio universale nel settore del traffico dei pagamenti.
Secondo il tribunale, sulla base di una sentenza visionata oggi dall'agenzia Keystone-ATS, Postfinance avrebbe dovuto sostenere spese sproporzionate se l'istituto avesse dovuto tenere un conto per una persona esposta come Vekselberg.
L'imprenditore russo con residenza in Svizzera aveva accusato Postfinance di venir meno al suo compito di servizio universale, non permettendogli di aprire un conto, anche se utilizzato a scopo privato e non commerciale. L'istituto aveva dal canto suo giustificato il rifiuto facendo riferimento a possibili sanzioni americane contro coloro che dalla stampa vengono spesso citati quali "oligarchi" russi. Le parti erano finite in tribunale lo scorso settembre, senza tuttavia raggiungere un accordo.
Legge sulle poste - L'istituto finanziario nell'ottobre 2018 aveva aperto un conto per Vekselberg, ma lo ha poi chiuso solo due mesi dopo. Il miliardario russo ha così deciso nel febbraio 2019 di ricorrere alla giustizia, poiché sosteneva di aver bisogno di un conto per coprire le proprie spese della vita quotidiana e per pagare le imposte. La legge sulle poste, aveva sottolineato il suo avvocato, stabilisce che la Posta Svizzera e Postfinance hanno il mandato legale di garantire un'offerta di base dei servizi postali e del traffico dei pagamenti. Ciò, aveva aggiunto il legale dell'imprenditore, vale per tutti gli abitanti della Svizzera, Vekselberg incluso.
I termini e le condizioni di Postfinance, tuttavia, includono una clausola la quale stabilisce che l'istituto può escludere i clienti in determinate circostanze, come ad esempio se le normative nazionali o internazionali sono in conflitto con la fornitura di servizi o se vi è il rischio di gravi danni legali o di reputazione. Inoltre, l'istituto sosteneva di non essere in grado di rispettare tutti i doveri di diligenza nel caso di Vekselberg.
Nella sentenza, i giudici sostengono tuttavia che non ci sono rischi di gravi danni legali o di reputazione per Postfinance, ma può comunque venir meno al suo dovere di servizio universale poiché in questo caso c'è «una probabilità schiacciante di spese sproporzionate» per l'istituto. Vekselberg può ancora ricorrere al Tribunale federale contro la decisione del Tribunale commerciale bernese.
«Per poter rispettare tutti i requisiti legali e normativi, è importante per noi poter rifiutare l'apertura e il mantenimento di un conto per le operazioni di pagamento in casi giustificati, nonostante il mandato di servizio di base», ha indicato oggi Postfinance in una presa di posizione sulla sentenza.
Sanzioni - Nell'aprile 2018 l'amministrazione statunitense del presidente Donald Trump aveva imposto sanzioni a diversi russi, tra cui Vekselberg, che vive a Zugo ed è considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin. Washington li accusava di arricchirsi attraverso la politica autoritaria e anti-occidentale del Cremlino.
L'imprenditore si era visto congelare miliardi presso le banche elvetiche. Per evitare problemi alle sue imprese controllate aveva ridotto la sua partecipazione nei gruppi industriali svizzeri. Vekselberg è proprietario della società di partecipazioni Renova, che in passato ha acquisito importanti fette dell'industria elvetica, ad esempio Sulzer e OC Oerlikon.