Scende in campo un comitato interpartitico a favore dell'oggetto in votazione il prossimo 7 marzo
BERNA - Un comitato interpartitico, composto di rappresentanti dell'UDC, del PLR, del Centro e dei Verdi liberali (PVL), è sceso in campo oggi per difendere l'accordo di libero scambio con l'Indonesia, in votazione il prossimo 7 marzo. A suo avviso l'intesa rafforza l'economia svizzera e incoraggia il «commercio equo e sostenibile».
I vantaggi economici del testo sono innegabili: eliminazione delle barriere tariffarie, smantellamento degli ostacoli tecnici al commercio e intensificazione degli scambi. Le aziende svizzere potranno realizzare sostanziali utili supplementari grazie a questa intesa, ha dichiarato il presidente dell'Unione svizzera arti e mestieri (usam) e consigliere nazionale Fabio Regazzi (Centro/TI) alla stampa a Berna.
L'accordo rafforzerà inoltre la protezione della proprietà intellettuale e aumenterà la sicurezza degli investimenti. Le piccole e medie imprese, in particolare, beneficerebbero di numerosi vantaggi e facilitazioni di accesso al mercato.
«Il valore totale dei flussi commerciali bilaterali ammonta a 1,4 miliardi di franchi», ha sottolineato la vicepresidente dell'UDC e consigliera nazionale Céline Amaudruz (GE). «Ed esiste un chiaro potenziale di crescita visto che negli ultimi dieci anni il volume degli scambi commerciali tra la Svizzera e l'Indonesia è più che raddoppiato».
Più di un accordo doganale -Ma il testo «è molto più di un accordo doganale», ha aggiunto Regazzi. Collegando strettamente il libero scambio allo sviluppo sostenibile, diventa «un accordo veramente pionieristico».
Sono stati presi impegni concreti per quanto riguarda il rispetto dell'ambiente, dei diritti dei lavoratori e delle popolazioni indigene. Secondo Jürg Grossn (PVL/BE) le foreste vergini e gli altri ecosistemi saranno protetti.
L'accordo inoltre rappresenta un'opportunità per promuovere la produzione sostenibile di olio di palma. Vista l'opposizione degli ambientalisti e degli agricoltori, il Consiglio federale ha previsto contingenti per l'importazione di questo prodotto, per i quali i dazi doganali saranno ridotti.
L'ordinanza d'applicazione dell'accordo, attualmente in fase di consultazione, contiene anche delle garanzie. Per poter beneficiare delle tariffe preferenziali, gli importatori dovranno dimostrare di rispettare gli obiettivi di sostenibilità e dovranno presentare un certificato di tracciabilità, affermano i difensori dell'accordo.
Nessun pericolo per l'olio svizzero - Secondo il consigliere agli Stati Josef Dittli (PLR/UR), «gli avversari si concentrano erroneamente su un unico prodotto, l'olio di palma». Escludere un prodotto importante per i partner commerciali invierebbe un segnale negativo per gli accordi futuri, sostiene il senatore. Con argomentazioni protezionistiche, gli oppositori «mirano solo a ostacolare la politica economica estera», ha aggiunto.
Esiste inoltre un meccanismo di salvaguardia: se il mercato svizzero dei semi oleosi dovesse subire pressioni a seguito dell'accordo, Berna potrebbe reagire in modo adeguato alle importazioni di olio di palma indonesiano.
«Le concessioni previste dall'accordo sono accuratamente definite. Non c'è pericolo per la produzione nazionale di olio di colza e di girasole», ha aggiunto Amaudruz. «Gli accordi di libero scambio sono importanti per una Svizzera forte. Più ci sono accordi di libero scambio, meno dipendiamo da essi».
Criteri di sostenibilità insufficienti - Il comitato "Sì al commercio equo e sostenibile" è una delle due alleanze che si battono a favore dell'accordo con l'Indonesia, contro il quale è stato lanciato un referendum. Gli oppositori all'accordo ritengono che i criteri di sostenibilità richiesti dalla Confederazione non saranno in grado di proteggere le foreste tropicali, la biodiversità e le popolazioni locali.