La strategia dei piccoli passi non piace ai Grigioni: «Noi abbiamo fatto tanto per contrastare il virus».
La proposta grigionese è stata presa d'esempio anche da Vaud e Ginevra, ma Berset frena: «Le eccezioni cantonali hanno portato a distorsioni in autunno».
BERNA - La strategia d'uscita a piccoli passi - e senza eccezioni di carattere regionale - proposta mercoledì dal Consiglio federale non è affatto piaciuta ai Grigioni. Il cantone retico contesta principalmente la chiusura prolungata (almeno) fino ad aprile dei ristoranti e vorrebbe riaprire già dal primo marzo. «I Grigioni - ricorda il presidente del Governo Mario Cavigelli - hanno fatto molto per contrastare l'avanzata del coronavirus effettuando test a tappeto».
Ma la voce grigionese non è la sola a criticare le scelte del Consiglio federale. Anche dall'altro capo della Svizzera, e più precisamente nel canton Vaud, il Governo chiede un'apertura anticipata dei ristoranti «almeno per metà marzo». Stessa musica pure a Ginevra dove il consigliere di Stato Mauro Poggia ritiene «intollerabile» la situazione nel settore della ristorazione.
Il consigliere federale Alain Berset, da parte sua, non ha preso benissimo la posizione di questi due cantoni e ai microfoni della SRF ha ricordato quello che è accaduto in autunno. «Le regole cantonali diverse - ha precisato il Ministro della Sanità - hanno portato a distorsioni sulla concorrenza, provocando spostamenti da un cantone all'altro».