Il turismo delle vaccinazioni dopo la Russia ha scoperto i Balcani. L'ambasciatore: «Procedura semplicissima»
Non mancano i confederati che sono saliti su un aereo per Belgrado, con un test Pcr negativo e un appuntamento in ospedale. Costo del viaggio a parte, la somministrazione è gratuita
BERNA/BELGRADO - Il turismo dei vaccini porta gli svizzeri nelle destinazioni più insolite, almeno nel periodo pasquale. Dopo la Russia, che ha aperto agli stranieri le vaccinazioni con Sputnik V (le cliniche private la offrono per 2200 franchi viaggio incluso), ora è il turno della Serbia. Il paese balcanico ha ordinato oltre 14 milioni di dosi, due per ogni abitante.
Sinopharm, Sputnik V, Biontech-Pfizer, Astrazeneca. Negli ospedali serbi le scorte non mancano, 2,6 milioni di cittadini hanno già ricevuto la prima iniezione e 1,1 milioni la seconda. Numeri doppi rispetto alla Svizzera, nonostante la differenza di popolazione (in Serbia vivono 6,9 milioni di persone).
Così, non mancano i confederati che hanno approfittato della Pasqua o degli scorsi weekend per fare una "capatina" a Belgrado. Per la maggior parte, scrive il Blick, si è trattato di persone con doppio passaporto o di origini serbe, ma non solo. L'apertura vaccinale «è un segno di solidarietà, chiunque può registrarsi anche dall'estero» ha confermato al quotidiano l'ambasciatore serbo Goran Bradic.
Presentare domanda è molto semplice, «basta compilare un modulo sul portale web del governo» spiega l'ambasciatore. L'inserimento dei dati dura tre minuti, ed è possibile indicare una preferenza sul vaccino desiderato. L'unico problema è che il modulo è in serbo. Gli appuntamenti vengono fissati con una mail di conferma entro tre giorni - in caso contrario «si consiglia di ritentare» - e il candidato dev'essere pronto a fare le valigie e presentarsi in loco con un test Pcr negativo. Per il resto, non deve pagare niente: la vaccinazione tramite il sistema sanitario nazionale è gratuita, anche per i turisti.
Tra il 25 e il 28 marzo sono 22mila i visitatori che hanno ricevuto la prima dose in Serbia. «Provenivano per lo più dai paesi vicini, come Bosnia, Macedonia del Nord, Montenegro e Albania» ha spiegato Bradic. Il lunedì di Pasquetta è atterrato un volo dalla Cina con un rifornimento di mezzo milione di dosi di Sinopharm. Il vaccino cinese attualmente è il più diffuso nel paese, per un buon 70 per cento delle dosi somministrate. Il 9 per cento dei serbi ha invece ricevuto Sputnik V, e altrettanti AstraZeneca. Il 12 per cento infine Pfizer/Biontech.