La situazione economica si è stabilizzata ma la preoccupazione resta viva in un terzo della popolazione.
L'esperto di finanze di Comparis, Michael Kuhn: «Le persone con stipendi bassi hanno urgente bisogno di una prospettiva e la politica non deve dimenticarsi di loro».
ZURIGO - Un anno dopo la fine del primo lockdown, la crisi del coronavirus continua a preoccupare quasi un terzo della popolazione (32%), 9 punti percentuali in più rispetto a maggio 2020. Lo indica un sondaggio di Comparis.ch.
In una nota, Michael Kuhn, esperto di finanze presso Comparis, afferma che «nonostante le misure di sostegno della Confederazione e i vaccini, la crisi continua a pesare sullo stato d'animo delle persone. La paura di perdere il posto di lavoro resta alta».
In un anno, la situazione economica si è invece stabilizzata: la maggior parte ritiene che le proprie finanze siano da uguali a nettamente migliori di quelle di maggio 2020. Solo per il 22% degli interrogati si stava meglio un anno fa.
Per Kuhn ciò si spiega con il ricorso al lavoro ridotto e alle indennità per i casi di rigore che hanno permesso di contenere l'impatto economico perla crisi. Per l'esperto non si può ancora però parlare di un cambio di rotta netto, «ma certamente di un miglioramento delle prospettive economiche per le persone con un reddito medio e alto».
Senza sorprese, la percentuale di persone che ha registrato un peggioramento della propria situazione economica è particolarmente elevata nella fascia di reddito fino a 4'000 franchi mensili. Ne sono colpiti soprattutto i dipendenti del settore manifatturiero e commerciale, evidenzia Comparis. «Le persone con stipendi bassi hanno urgente bisogno di una prospettiva e la politica non deve dimenticarsi di loro», commenta Kuhn.
Il sondaggio è stato realizzato in aprile dall'istituto demoscopico Innofact, su incarico di Comparis.ch, su 1031 persone in tutta la Svizzera.