Le scelte francesi hanno scoperchiato il vaso di Pandora in diversi Stati europei e pure in Svizzera.
Diversi esperti vorrebbero introdurre l'obbligatorietà almeno per il personale sanitario e per chi lavora a contatto con persone fragili. Altri vorrebbero invece lasciare lo status quo. «Le raccomandazioni vanno bene, gli obblighi potrebbero essere controproducenti».
BERNA - Vaccino obbligatorio sì. Vaccino obbligatorio no. Il dibattito, presente sin dal lancio della campagna vaccinale, si è ulteriormente infiammato dopo le parole espresse lunedì sera dal presidente francese Emmanuel Macron, che in diretta TV ha introdotto l'obbligo di vaccinazione per tutti gli operatori sanitari e di assistenza. Ma non solo. Perché dal 21 luglio in Francia bisognerà presentare il Green-Pass anche per recarsi nei luoghi di svago e di cultura, mentre da agosto bisognerà esibirlo anche per andare a bere un caffè o mangiare una pizza.
Esplose le riservazioni - Scenari futuri che hanno convinto (con le cattive) anche molti scettici: ieri infatti le prenotazioni per il vaccino sono infatti esplose, raggiungendo in poco tempo la cifra di un milione e 300mila (!). Ma oltre al numero delle riservazioni, la decisione francese ha fatto esplodere anche numerose critiche, con una vera e propria rivolta contro Macron e il Governo.
Paura Delta - L'esempio francese è però osservato da vicino da tutta l'Europa. E diversi altri Paesi (tra cui la Svizzera) starebbero pensando di seguirne le orme, soprattutto ora che la variante Delta ha preso il sopravvento e che i contagi stanno salendo in maniera decisa - ieri sono stati 483, il numero più alto da maggio. Sempre ieri la task force ha messo in guardia sul «possibile aumento delle ospedalizzazioni» causate dalla mutazione scoperta per la prima volta in India.
Unica arma - «La vaccinazione è l'unico modo per combattere con successo questa pandemia. Questo deve essere chiaro anche ai non vaccinati», sottolinea l'infettivologo Andreas Widmer, che richiede l'obbligo per il personale ospedaliero che lavora con pazienti particolarmente vulnerabili, come i malati di cancro, leucemia o i pazienti trapiantati». Stessa musica per coloro che lavorano nelle case per anziani. «Il personale di cura è stato spesso il vettore del virus». Secondo Widmer, poi, le persone vaccinate dovrebbero avere maggiori concessioni. «Ad esempio non dovrebbero più portare la mascherina». Stesso parere espresso su Twitter dalla virologa dell'Università di Ginevra Isabella Eckerle che sostiene la vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari e gli assistenti di cura.
#Impfpflicht ist ein schwieriges Thema, finde diesen Vorschlag aber diskussionswürdig: Wer sich beruflich um andere Menschen kümmert, der darf keine Gesundheitsgefahr darstellen. Betreuer von Kindern & auch Personal im Gesundheitsbereich sollten geimpft sein #SARSCoV2 #COVID19 https://t.co/ZkARAzzo8E
— Isabella Eckerle (@EckerleIsabella) July 12, 2021
«Diritto alla migliore protezione possibile» - Anche Dominique de Quervain, neuroscienziato ed ex membro della task force della Confederazione, condivide l'opinione dei colleghi. «Un ricovero non può essere paragonato ad andare al ristorante. Chi deve venir ospedalizzato ha il diritto alla migliore protezione possibile. E questo avviene solo se gli operatori sanitari sono stati vaccinati».
«Nessun obbligo» - La vaccinazione obbligatoria incontra però anche diverse opposizioni. «O si mette l'obbligo a tutti, o a nessuno», afferma la responsabile dello sviluppo presso l'Associazione Svizzera Infermiere e Infermieri (ASI) Roswitha Koch. «Se i sanitari non vaccinati venissero lasciati a casa, ci sarebbe una carenza d'infermieri». Secondo Koch, il personale ha già a disposizione tutta una serie di misure per prevenire le infezioni, sebbene la vaccinazione rimanga - pure secondo lei - «di gran lunga il modo migliore per proteggersi e per contenere la pandemia». L'Associazione, pertanto, la raccomanda al personale infermieristico, «ma un obbligo non sarebbe corretto». L'introduzione di un obbligo è ritenuto «irrealistico» anche dall'esperto della salute Erwin Carigiet. «Molti infermieri reagirebbero male a un obbligo e potrebbero abbandonare il posto di lavoro».