L'amministratore delegato di Roche sostiene l'uso del certificato Covid sul posto di lavoro.
Una pratica che in alcune aziende esiste già.
BERNA - Vaccinati e non vaccinati. Due categorie che sul suolo pubblico si intrecciano e si rimescolano. Alcuni datori di lavoro pretendono però di poter invece definire e separare questi due gruppi in ambito professionale, domandando ai loro impiegati di presentare il Certificato Covid. È così per l’amministratore delegato di Roche, Severin Schwan, che ha detto al Tages-Anzeiger la sua opinione al riguardo: «Negli Stati Uniti, ci è permesso fare questo; in Svizzera, no». Sapere chi è stato vaccinato o meno consentirebbe alle persone che lo sono di lavorare senza dover indossare la mascherina sul posto di lavoro, sostiene. Un obbligo che, secondo lui, rallenterebbe il rientro in ufficio di molti dipendenti.
I primi segnali - Attualmente non esiste una base legale che permetta ai datori di lavoro di richiedere il certificato ai propri dipendenti. Ma le pressioni per un cambiamento in questo senso si fanno sempre più numerose. Il presidente della Commissione federale per le vaccinazioni, Christoph Berger, ha recentemente menzionato questa possibilità in un'intervista, e anche alcuni politici l’hanno suggerito.
Già una realtà - È anche vero che, nel concreto, questa distinzione è già una realtà per diverse aziende. Un esempio è il produttore di respiratori e robot da laboratorio Hamilton a Bonaduz (GR). Qui le persone vaccinate sono esentate dalle misure di protezione, mentre quelle che non lo sono devono continuare a indossare la mascherina e rispettare le distanze di sicurezza. I capi dipartimento sono responsabili della verifica dei certificati Covid.
Ma lo fanno anche le piccole e medie imprese. In un ufficio contabile che impiega 12 persone, chi è vaccinato può muoversi liberamente e senza mascherina, mentre chi non lo è deve indossarla sempre. Ma in questo caso, secondo l’azienda, non ci sarebbe bisogno di controllare i certificati perché tutti si conoscono e saprebbero benissimo chi ha ricevuto le due dosi.
Disposizioni al contrario - Una società d'ingegneria ha invece adottato tutt’altro approccio, riporta il quotidiano zurighese: i dipendenti hanno deciso d'indossare la mascherina fino a quando tutti non saranno vaccinati. Un modo gentile per incoraggiare i colleghi riluttanti a fissare un rendez-vous con Pfizer o Moderna.
Pro e contro - Sul fronte delle associazioni di categoria, si riscontra una certa divisione. Valentin Vogt, presidente dell'Unione svizzera dei datori di lavoro, chiede che i capi possano richiedere i certificati Covid ai propri dipendenti nel caso in cui i contagi continuassero ad aumentare. Per giustificare la sua posizione, Vogt spiega che, per evitare un nuovo lockdown, si dovrebbero utilizzare tutti i mezzi possibili. Un'opinione condivisa da Swissmem, l'Associazione dell'industria meccanica. La vede però diversamente l’Unione svizzera delle arti e dei mestieri. Il direttore Hans-Ulrich Bigler si chiede, in questo caso, cosa succederebbe alle persone non vaccinate. Questa distinzione tra dipendenti, teme, rischierebbe d'innescare discussioni snervanti. Il che sarebbe del tutto controproducente per l'azienda e il clima di lavoro.