A molti non è piaciuto il nuovo stile comunicativo di Alain Berset e dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP)
Nell'ultima conferenza stampa, lo ricordiamo, è stato chiarito che i tamponi non saranno più gratuiti, da ottobre
BERNA - «Le persone non vaccinate non devono più contare sulla protezione del Consiglio federale».
È quanto ha dichiarato mercoledì il Consigliere federale Alain Berset in conferenza stampa, annunciando l'abrogazione della gratuità dei tamponi e dando il via alla fase di "normalizzazione" (vedi box a fine articolo) relativa al Covid. Anche il capo della sezione di Gestione delle crisi dell'UFSP, Patrick Mathys, ha parlato in modo diretto, senza mezzi termini: «Accettiamo il fatto che ci saranno ulteriori ricoveri», ha infatti detto, aggiungendo che bisogna aspettarsi anche ulteriori decessi.
Un tipo di comunicazione diretta, chiara, e da molti percepita come «ruvida» e «insensibile», in periodo di crisi. In precedenza, Berset e le autorità sanitarie si erano sempre limitati a rendere chiaro alla popolazione che prima o poi tutti sarebbero entrati in contatto con il virus, che sia attraverso l'infezione o la vaccinazione, ma con toni più pacati.
«È stato uno shock»
La prima a criticare aspramente la comunicazione dell'ultima apparizione delle autorità è stata l'esperta di comunicazione Beatrice Tschanz. «Sentire quelle parole mi ha scioccata un po'» ha ammesso. Secondo lei, la retorica del Consiglio federale e dell'UFSP è stata «insensibile e pessimista».
«Allo stesso tempo» - ammette però l'esperta - «non si può neanche essere troppo sensibili nelle comunicazioni di crisi».
In ogni caso, alla conferenza stampa di mercoledì è mancato un approccio più «obiettivo, cauto e umano», secondo Tschanz. Dopo tutto, la situazione è sempre più tesa: «La diffusione della variante Delta è in aumento, i giovani sono a rischio: sono sorpresa che sia stato adottato un approccio del genere».
Pressione e contro-pressione
Per l'esperta di comunicazione di crisi, «l'allarmismo» non è la via giusta per «aumentare il tasso di vaccinati». «Il Consiglio federale avrebbe dovuto mostrare come si può procedere senza fomentare la paura ed esercitare pressioni», ha poi ribadito.
Per Tschanz, è chiaro che la pressione provocherà una contro-pressione. «L'escalation tra vaccinati e non vaccinati non deve essere alimentata, ma disinnescata». Il compito più importante del Governo sarà ora fare attenzione «a non dividere in due la società», ha concluso.
«Priorità all'onestà»
Dal punto di visto etico, invece, il Consiglio federale ha ricevuto delle lodi.
«Ho percepito le loro parole come oneste», ha dichiarato Nikola Biller-Adorno, Direttore dell'Istituto di etica biomedica dell'Università di Zurigo. «Non sappiamo come si svilupperà la situazione, e per questo è importante non aspettare in modo ingenuo e sconsiderato che il tutto s'intensifichi nuovamente, come in autunno».
Biller-Adorno ritiene che l'approccio utilizzato sia stato equilibrato. «Spaccatura della società? Sarei molto più preoccupato a riguardo se fosse stata introdotta una vaccinazione obbligatoria». Dal suo punto di vista, il Consiglio federale ha trovato un buon equilibrio con il suo appello all'autoresponsabilità, pur mantenendo determinate misure di protezione non troppo onerose.
«Lo Stato deve raggiungere tutti»
Qualche critica e qualche dubbio sono arrivati anche dal mondo politico.
Alcuni parlamentari hanno espresso preoccupazione per le parole del Consiglio federale. «Alain Berset ha comunicato molto apertamente e onestamente», secondo la Consigliera nazionale Yvonne Feri (PS), che concorda sul fatto che alcune delle persone che non vogliono vaccinarsi corrano un rischio deliberato. «Lo Stato deve però considerare tutti, anche se non può offrire una soluzione per tutti e per tutto».
Secondo Feri, il Consiglio federale avrebbe potuto comunicare un po' più sensibilmente e considerare entrambi i punti di vista. «Nella comunicazione è emersa una tendenza a dividere le persone, in comportamenti giusti e sbagliati». Questo ha portato le emozioni a ribollire, il che ha impedito «una discussione basata sui fatti», ha detto.
«Situazione drammatizzata, inutilmente»
Il Consigliere nazionale Thomas Aeschi (UDC) si è espresso invece più duramente, a riguardo: «La comunicazione è stata preparata male». Secondo lui, Il Consiglio federale ha drammatizzato inutilmente la situazione, poiché tutte le persone anziane e quelle a rischio sono già state vaccinate, mentre le persone più giovani non vaccinate hanno anche un basso rischio di avere un decorso grave.
«Il Consiglio federale crede di poter convincere un maggior numero possibile di persone a farsi vaccinare con un appello così drammatico», ha poi aggiunto Aeschi. Durante la crisi, non è la prima volta che il governo «esagera o drammatizza». La richiesta è quindi una: «Posso solo fare appello al Consiglio federale affinché smetta di drammatizzare».
Fase di normalizzazione
Secondo il modello a tre fasi, annunciato ad aprile, la fase di normalizzazione inizia quando sono state vaccinate completamente tutte le persone adulte che lo desiderano. Circa la metà della popolazione svizzera è attualmente completamente vaccinata contro il Covid. Visto che il virus continua a circolare, comunque, il Consiglio federale ha mantenuto le misure esistenti, come l'uso delle mascherine al chiuso e sui trasporti pubblici, e l'obbligo di certificato Covid per i grandi eventi e i club. Il 1° settembre, rivaluterà la situazione e, se necessario, adeguerà le misure.