Secondo i sindacati l'innalzamento dell'età pensionabile è «un affronto»
BERNA - La riforma dell'AVS attualmente in fase di discussione in parlamento ha preso una piega che non piace ai sindacati, secondo i quali a farne le spese saranno soprattutto le lavoratrici.
Secondo il sindacato Travailsuisse e l'Unione sindacale svizzera (USS), la riforma del primo pilastro, che prevede l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni come gli uomini, è «un affronto», specie per la donne.
La riforma AVS21 è un progetto al ribasso, per le due organizzazioni dei lavoratori. Con le decisioni adottate finora dalle Camere le donne lavoreranno un anno in più, pagando i contributo, e cosa riceveranno in cambio? Un anno in meno di pensione.
Le lavoratrici ricevono già una pensione ridotta di un terzo rispetto agli uomini. E oltre al danno anche la beffa, giacché il parlamento prevede ulteriori risparmi per 10 miliardi, indica una nota congiunta odierna.
Per quanto attiene alle riforme della previdenza professionale, anch'essa in discussione in Parlamento, le commissioni che si occupano del dossier prevedono un taglio delle rendite del 12% nella parte obbligatoria. I lavoratori con redditi modesti ne uscirebbero svantaggiati. Per queste persone non è previsto alcun meccanismo di compensazione.
A dividere ancora i due rami del parlamento, per quanto riguarda la riforma dell'AVS, è il meccanismo di compensazione per quelle donne che andranno in pensione a 65 anni. La Commissione della sicurezza sociale del Consiglio degli Stati propone supplementi di rendita che vanno da 100 franchi a 240 franchi al mese, con un'attenzione particolare per i bassi salari.
Tale modello è giudicato migliore di quello proposto dal Consiglio nazionale, ma viene sempre giudicato insufficiente dai sindacati e dalla sinistra. Indiscusso invece l'aumento dell'Iva di 0,4 punti percentuali per il finanziamento dell'AVS, come anche l'aumento dell'età pensionabile per le donne.
Anche la revisione della previdenza professionale fa venire il mal di pancia alla sinistra e ai sindacati; l'aspetto più delicato riguarda i modelli volti a compensare la riduzione dell'aliquota di conversione minima (aliquota sull'avere di vecchiaia da cui risulta la pensione che si riceverà) dal 6,8 al 6,0%.
Di recente, la CSSS-N ha respinto il compromesso delle parti sociali, ripreso dal Consiglio federale, poiché a suo avviso il supplemento di rendita funzionerebbe secondo il principio dell'innaffiatoio, interferendo eccessivamente nell'autonomia degli istituti di previdenza.
Il modello della maggioranza prevede un sistema di compensazione alternativo con il quale s'intende migliorare in modo mirato la rendita degli assicurati nella parte obbligatoria LPP. Sindacati e sinistra hanno criticato l'abbandono del compromesso e promesso battaglia fuori e dentro il parlamento.
La commissione ha comunque anche stabilito di voler estendere i benefici della cassa pensione a chi lavora a tempo parziale e dispone di redditi bassi: i lavoratori che percepiscono da un solo datore di lavoro un salario annuo superiore a 12' 548 franchi dovrebbero essere obbligatoriamente assicurati. Inoltre è stato abbassato l'inizio del risparmio, portandolo da 25 anni a 20 anni.