Il Presidente dei Verdi, Balthasar Glättli, attacca Ueli Maurer. Ma c'è anche chi lo difende
Il collega Guy Parmelin: «Se c'è qualcosa di cui discutere, ne discutiamo internamente al Consiglio federale»
BERNA - Quanto accaduto ieri sera a Berna, con una manifestazione contro le misure anti-Covid degenerata nel caos, ha già lasciato i primi strascichi nel mondo politico svizzero.
In molti hanno infatti reagito a quanto accaduto, principalmente condannando l'episodio, ma anche esacerbando le divisioni presenti in un dibattito già infuocato.
«Condanno tutti gli atti di violenza», ha dichiarato ad esempio il Consigliere federale Guy Parmelin prima della sua conferenza stampa odierna sul programma di ricerca Horizon Europe. «È giusto esprimere le proprie opinioni, ma ci sono dei limiti».
«Maurer» e «Trump»
Uno dei primi ad esporsi in modo netto è stato il Presidente dei Verdi, Balthasar Glättli, che ha scritto la propria opinione su Twitter, incolpando anche il Consigliere federale Ueli Maurer per l'accaduto.
Glättli ha paragonato Maurer a Trump, in riferimento all'attacco al Campidoglio avvenuto lo scorso gennaio. Secondo lui, l'esponente dell'UDC ha «gettato benzina sul fuoco» presentandosi recentemente in pubblico con la maglietta "Freiheitstrychler" e alzando un polverone. D'altronde, ieri a Berna, oltre a «Liberté, Liberté», alcuni cori scandivano pure le parole «Ueli! Ueli!».
Il capogruppo PS in parlamento, Roger Nordmann, ha invece parlato di una manifestazione «triste e imbarazzante» in un'intervista al Blick. Interpellato sul paragone Mauer-Trump, però, Nordmann si è distanziato: «Non vedo alcuna responsabilità del Consigliere federale, non voleva certo provocare questa escalation».
Sulla questione Maurer è stato interpellato anche il collega Guy Parmelin, che non ha rilasciato alcun commento: «Se c'è qualcosa da discutere, ne discutiamo internamente al Consiglio federale».
Critiche anche dall'UDC
Alcune voci critiche si sono alzate dallo stesso partito di Maurer. Il Presidente del Consiglio nazionale, Andreas Aebi, e il Presidente del Consiglio degli Stati, Alex Kuprecht, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sui fatti di ieri, condannando fermamente i disordini: «Il comportamento dei manifestanti violenti non è svizzero. Sconfiggeremo il virus solo se saremo tutti parte della soluzione».
In ogni caso, «non ci faremo turbare dalle azioni di qualche testa calda» ha poi detto Aebi ai giornali del gruppo Tamedia, mantenendo una posizione moderata. Più in là si è spinto invece Kuprecht: «Quando vedo che la gente diventa violenta a causa delle misure legate al Covid, non capisco proprio l'umanità». Dal canto suo anche Maurer ha preso le distanze dagli scettici. La fotografia con la maglietta dei "campanari della libertà" sarebbe stata una «pura coincidenza» ha spiegato ai giornalisti il ministro delle finanze.
«L'ho indossata solo per pochi minuti. Non era una provocazione» ha dichiarato Maurer. I Freiheitstrychler? «Li avevo conosciuti in alcune manifestazioni dell'Udc, ma ignoravo in quale contesto venisse utilizzata la maglietta».
«Un attacco inquietante»
Una domanda spontanea è se, con l'attacco di ieri, sia stato raggiunto un nuovo livello nell'escalation delle manifestazioni legate al coronavirus. C'è da preoccuparsi?
Secondo il politologo dell'Università di Zurigo, Daniel Kübler, «Ciò che è avvenuto ieri è davvero molto inquietante», «il potere simbolico di un attacco a Palazzo Federale non va sottovalutato». Una minaccia che va considerata anche poiché «l'escalation era certamente pianificata: non si possono comprare fuochi d'artificio al chiosco, poco prima della manifestazione». Sul fatto che la maggior parte della gente sia stata pacifica, Kübler sostiene che «se si prende parte a una manifestazione non autorizzata, ci si può e si deve sempre aspettare che sia possibile un'escalation di violenza». Ancor più visto che «ci sono molti modi in Svizzera per mostrare il proprio disappunto in modo pacifico e legale».
D'altra parte, l'esperta di sociologia Michelle Beyeler non lo considera ancora uno spostamento definitivo verso la violenza. «Bisogna considerare che è un movimento molto eterogeneo, e che qualcuno può essersi lasciato trasportare. Tutti coloro che si sentono coinvolti possono partecipare a una manifestazione. L'elemento unificante, giovedì, era quello di mandare un segnale contro le nuove risoluzioni. È anche vero che la simbologia legata all'attacco al Campidoglio può aver mobilitato qualcuno, fungendo da simbolo».