Oggi si vota sulla seconda tranche del contributo svizzero all'Ue. L'Udc dà battaglia
BERNA - Un miliardo di franchi. Oggi alle Camere federali si discute su un "sacco di soldi": l'agenda prevede un voto agli Stati e uno al Nazionale, e toni prevedibilmente accesi. Di cosa si tratta?
Deputati e senatori discutono del cosiddetto «secondo miliardo di coesione», la tranche di finanziamento con cui la Svizzera dovrebbe contribuire al fondo di coesione per gli Stati dell'Europa dell'Est. Con 30 voti contro 9 al Consiglio degli Stati ha prevalso il sì, mentre alla Camera del popolo la decisione è attesa in serata.
Le Camere federali avevano già approvato il contributo il 3 dicembre 2019. Il Parlamento aveva però aggiunto una clausola: il versamento diverrà effettivo solo quando l’UE ritirerà le misure discriminatorie nei suoi confronti, come la mancata proroga dell’equivalenza borsistica. E, soprattutto, se non ne adotterà di nuove.
Con la bocciatura dell'accordo quadro con l'Ue, la scorsa primavera, il dossier si è ulteriormente complicato. Il governo si è impegnato con Bruxelles per sbloccare in tempi rapidi la seconda tranche di finanziamento. L'11 agosto, con un messaggio, il Consiglio federale ha chiesto ufficialmente alle Camere di revocare la clausola e liberare il miliardo. Le due Commissioni della politica estera (CIP) del Consiglio nazionale e degli Stati hanno dato il loro benestare.
Ma a Palazzo federale l'Udc ha promesso battaglia contro quello che vede come un «assegno in bianco» a Bruxelles. Nel suo intervento, il deputato agli Stati Marco Chiesa - presidente democentrista - ha ricordato come «il secondo contributo era stato approvato con la condizione che i soldi dei contribuenti non vengano versati finché restano in vigore misure discriminatorie nei confronti della Svizzera».
Secondo Chiesa il contributo non servirà a migliorare i rapporti con l'Unione Europea. «Al contrario sarà una chiara testimonianza che il paese è ricattabile e che molti sono pronti a capitolare». Il ticinese ne fa una questione di «indipendenza e sovranità» e sottolinea come «le discriminazioni nei nostri confronti permangono, basti pensare alla borsa svizzera, alla ricerca e alla formazione».