Il settore sanitario è sotto pressione. Si temono gravi conseguenze sulle condizioni dei pazienti
BERNA - In questi mesi una nuova ondata di Covid ha travolto la Svizzera. Una situazione che ha costretto diverse strutture ospedaliere a rivedere la propria pianificazione, in particolare per quanto riguarda gli interventi chirurgici programmati. E che non manca di destare preoccupazione: «È evidente che alcuni pazienti rischiano di morire o sono già morti per il fatto di non aver ricevuto i consueti trattamenti o perché l'ospedale ha rimandato un'operazione» afferma Mario Fasshauer, responsabile dell'associazione zurighese dei pazienti.
A causa della carenza di posti letto in terapia intensiva, determinati pazienti sarebbero stati trasferiti in un reparto normale per il monitoraggio, per esempio dopo un intervento chirurgico al cuore, dice ancora Fasshauer: «In caso di complicazioni, il personale potrebbe reagire meno rapidamente». Ma si parla anche di pazienti oncologici, che sarebbero ora in lista d'attesa per un intervento necessario per le loro condizioni. «Alcuni pazienti si trovano in uno stadio più avanzato del consentito».
Lo conferma Jakob Passweg, presidente di Oncosuisse: «Si contano molti pazienti che vengono curati in ritardo». Ritardi dovuti alla necessità di tenere posti liberi in terapia intensiva o alla ridotta attività delle sale operatorie. E la pressione sulle strutture sanitarie avrebbe anche conseguenze psicologiche: «Molti pazienti oncologici sono preoccupati, poiché temono di non poter essere operati per tempo» afferma Stefanie de Borba, portavoce della Lega contro il cancro.
Anche il Bollettino dei medici svizzeri parla di morti premature dovute al rinvio degli interventi chirurgici. Tuttavia, Fasshauer osserva che sarà difficile provare che determinati decessi siano dovuti alla pressione sugli ospedali. «Per le strutture non sarebbe ragionevole identificare i trattamenti insoliti correlati alla strategia Covid». In ogni caso, i principali ospedali elvetici non riportato decessi imputabili alla situazione eccezionale, come hanno fatto sapere su richiesta di 20 Minuten.
Le strutture sanitarie sarebbero comunque pronte ad affrontare un repentino aumento delle ospedalizzazioni, come assicurato di recente dal medico cantonale grigionese Marina Jamnicki. Si tratta di collaborazioni e anche della possibilità di allestire posti di terapia intensiva al di fuori delle unità di cure intense.