La procura di Zurigo stava conducendo un'indagine penale sul traffico di droga sul darknet.
Oltre a varie misure di sorveglianza segreta, gli investigatori volevano piazzare un keylogger sul computer portatile di un sospettato per ottenere le sue password e valutare così la portata del traffico e identificare altre persone coinvolte.
LOSANNA - Nell'ambito di un'indagine sul traffico di droga, il Tribunale federale (TF) ha autorizzato l'uso di un software "keylogger", che registra le digitazioni sulla tastiera del computer: tale programma può essere considerato un "dispositivo tecnico di sorveglianza" autorizzato dalla legge.
La Corte suprema ha quindi accettato un appello della procura di Zurigo, alla quale il Tribunale delle misure coercitive del Cantone aveva in precedenza respinto la richiesta di farne uso. Secondo quest'ultimo bisognava distinguere tra un keylogger hardware e un software keylogger: il primo potrebbe essere considerato un dispositivo tecnico di sorveglianza autorizzato dal codice di procedura penale (CPP), ma non il secondo.
La procura di Zurigo stava conducendo un'indagine penale sul traffico di droga sul darknet. Oltre a varie misure di sorveglianza segreta, gli investigatori volevano piazzare un keylogger sul computer portatile di un sospettato per ottenere le sue password e valutare così la portata del traffico e identificare altre persone coinvolte.
Secondo la Corte penale del TF il punto decisivo non è il tipo di keylogger, ma il modo in cui viene utilizzato. Finché il software funziona allo stesso modo di un apparecchio meccanico e non va oltre, è irrilevante che sia un dispositivo fisico o un programma.
La sentenza pubblicata oggi sottolinea che il keylogger non può essere utilizzato per estrarre tutte le comunicazioni da un dispositivo. Si trattava quindi di un controllo delle azioni in un luogo non accessibile al pubblico e non di un controllo delle telecomunicazioni. Di conseguenza la distinzione avanzata dal tribunale zurighese non ha senso, e il dispositivo soddisfa le condizioni imposte dal CPP.
La Corte suprema con sede a Losanna ha emesso la presente sentenza nel giugno dello scorso anno. Ma poiché le indagini erano ancora in corso all'epoca, è stata pubblicata solo ora, precisa il TF in un comunicato stampa.