A seguito delle informazioni «fuorvianti» fornite dalla Confederazione, scatta il ricorso degli oppositori
BERNA - Le informazioni fornite nel libretto delle votazioni in merito alla nuova Legge sul cinema sono sbagliate. Il comitato che si oppone alla cosiddetta Lex Netflix ha pertanto deciso di presentare un ricorso contro l'oggetto in votazione, come anticipato a 20 Minuten.
L'appuntamento alle urne, come noto, è previsto per il prossimo 15 maggio. Ma negli scorsi giorni, nell'ambito della trasmissione SRF “Arena”, è emerso che le informazioni fornite dalla Confederazione sono fuorvianti, secondo gli oppositori. Si tratta di una mappa che mostra i paesi europei in cui esiste già una tassa per la promozione del cinema. «A parte Francia, Italia e Spagna, tutti gli altri paesi non hanno un contributo analogo o è più basso, ma la cartina suggerisce il contrario» afferma Matthias Müller, presidente dei Giovani liberali radicali e del comitato “No! Alla legge sul cinema”. Tale situazione potrebbe influenzare il risultato della votazione.
Ma il prossimo 15 maggio si andrà comunque alle urne. Il ricorso è stato inoltrato a diversi governi cantonali. Sarà però il Tribunale federale a chinarsi sulla questione, come sottolinea Felix Uhlmann, professore di diritto costituzionale e amministrativo, interpellato da 20 Minuten. Una decisione giungerà verosimilmente soltanto a votazioni avvenute.
Nel loro ricorso, gli oppositori alla Legge sul cinema chiedono l'annullamento del risultato della votazione in caso che il Consiglio federale non fornisca un'informazione corretta in merito al tema. «Il voto potrebbe quindi successivamente essere dichiarato non valido dal Tribunale federale» spiega ancora Uhlmann.
Il precedente - In Svizzera l'annullamento di un voto non sarebbe una prima. È infatti già successo nel 2019, quando il Tribunale federale ha annullato la votazione federale del 28 febbraio 2016 sull'iniziativa del PPD riguardante l'imposizione fiscale delle coppie sposate. Allora i giudici avevano stabilito che l'esito era stato falsato dalle informazioni errate fornite dal Consiglio federale.