Le belle giornate invitavano a trascorrere le giornate all'aperto, nei boschi o nei prati. Ma bisogna fare attenzione.
Ciò aumenta anche il rischio di essere morsi da una zecca. Per aprile è previsto un consistente numero di "vittime" di questo pericoloso parassita.
ZURIGO - La Pasqua, quest'anno, è stata caratterizzata da giornate calde e soleggiate. Ciò ha permesso di trascorrere il tempo libero all'aria aperta e nella natura.
Proprio per questo, l'esperto Werner Tischhauser prevede un aumento significativo dei morsi di zecca. «I numeri di aprile supereranno significativamente quelli di marzo. La vegetazione è più rigogliosa nelle ultime settimane e le zecche, che si sono risvegliate dal letargo, giacciono in attesa di ospiti, vicine al suolo e ai fili d'erba, oltre che nei cespugli e nelle siepi».
Il vicepresidente della Lega svizzera per le zecche avverte: «Negli ultimi cinque anni si è verificato un alto numero di morsi e di casi di FSME (encefalite da zecche). Questa tendenza non accennerà a diminuire nemmeno quest'anno». L'Ufficio federale di statistica ha segnalato un picco di infezioni negli ultimi due anni, che comporta anche un alto rischio di meningite. «La foresta, le zone periferiche, ma anche i giardini sono aree a rischio», sottolinea Tischhauser.
"Colpa" del Covid - Ci sono vari motivi dietro all'aumento dei morsi di questo parassita: «Sono avvenuti cambiamenti sociali su larga scala. Le persone hanno trascorso molto più tempo fuori da quando, con la pandemia, i boschi e le aree verdi sono diventati maggiormente attrattivi. Ma gioca un ruolo anche il riscaldamento globale», spiega l'ex ricercatore presso l'Università di scienze applicate di Zurigo.
Sempre più comune ad altitudini elevate - L'esperto fa notare come le zecche stiano trovando confortevoli zone in cui prima erano inesistenti. «Non è più vero che possono sopravvivere solo fino a 1.500 metri sul livello del mare. Si stima che sopravvivano ovunque non sia troppo freddo e possano trovare un ospite per nutrirsi. La zecca si è diffusa anche geograficamente. In Scandinavia, a livello del Circolo Polare Artico, diverse alci sono morte per le numerose punture di zecca. Non era mai successo prima».
Una previsione in merito alle cifre di quest'anno è difficile: «La meteo gioca un ruolo importante. Soprattutto durante le vacanze, quando le persone possono trascorrere più tempo nella natura. Dopo l'estate, in ogni caso, i numeri torneranno a stabilizzarsi».
La comune zecca dei boschi (Ixodes ricinus) è il tipo di zecca più diffuso in Svizzera. È presente fino a un’altitudine di circa 2000 m ed è attiva soprattutto nel periodo tra marzo e novembre. La zecca dei boschi può essere portatrice dell’agente patogeno della borreliosi (o malattia di Lyme) o della meningoencefalite primaverile-estiva (FSME), ma anche di agenti patogeni meno noti, segnatamente diversi batteri (Anaplasma phagocytophilum, Rickettsia helvetica, R. monacensis, Candidatus Neoehrlichia mikurensis, Francisella tularensis) o parassiti (Babesia divergens, B. microti, B. venatorum).
Oltre a quella dei boschi, vi sono altri tipi di zecche che fungono da vettore delle malattie: le zecche della specie Dermacentor trasmettono i batteri Rickettsia o Francisella.
Borreliosi / malattia di Lyme
Un’infezione indotta da un gruppo di batteri denominati in senso lato Borrelia burgdorferi può causare la borreliosi (o malattia di Lyme), in grado di colpire diversi organi, tra cui la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e, molto raramente, il cuore.
La borreliosi può essere curata con la somministrazione di antibiotici. Se non viene riconosciuta o trattata sufficientemente, può causare danni permanenti.
Meningoencefalite primaverile-estiva (FSME) / encefalite da zecche
Un’infezione indotta dal virus FSME può provocare la meningoencefalite primaverile-estiva, detta anche encefalite da zecche (encefalite = infiammazione del sistema nervoso centrale contenuto nella scatola cranica). Nella maggior parte dei casi l’infezione non è riconoscibile e non provoca dolori o disturbi. Se insorge la malattia, il suo decorso tipico è caratterizzato da due fasi: una prima, con sintomi simili a quelli dell’influenza e una seconda, contraddistinta da disturbi neurologici, quali cefalee, fotofobia, vertigini e disturbi della concentrazione e della deambulazione, che possono persistere per settimane o mesi. Nell’1 per cento circa dei casi con sintomi neurologici la malattia causa il decesso.
Non esiste un trattamento per la cura delle cause del FSME, mentre è disponibile un vaccino molto efficace.