Il CEO di Swissport attacca. Nel frattempo, a Zurigo, i dipendenti dell'azienda protestano per le condizioni di lavoro
ZURIGO - Il nuovo CEO di Swissport, Warwick Brady, ritiene che i governi europei siano responsabili del caos di questo mese nella gestione del traffico di bagagli negli aeroporti. Intanto oggi a Zurigo i dipendenti di Swissport protestano per le cattive condizioni di lavoro.
Con le severe restrizioni ai viaggi, i politici hanno lasciato che l'industria aeronautica quasi morisse a causa della pandemia, afferma Warwick Brady in un'intervista pubblicata dall'edizione odierna di "Schweiz am Wochenende".
Secondo l'amministratore delegato della società zurighese numero uno al mondo nell'assistenza aeroportuale, «i governi, con le loro politiche scientifiche inventate, sono i principali responsabili». La pandemia è stata terribile, ma - aggiunge - non ci sono state prove scientifiche che le restrizioni non coordinate tra i vari Paesi abbiano fermato in modo significativo la diffusione del Covid-19. La diffusione di nuove mutazioni del virus è stata ritardata solo di «poche settimane».
E ora si vedono le conseguenze di due anni di pandemia, in cui l'industria aerea è stata spinta sull'orlo del collasso, continua il sudafricano. La richiesta di viaggi sta aumentando rapidamente. «Ma dopo i massicci tagli di posti di lavoro, che all'epoca erano assolutamente necessari, ora c'è una carenza di personale ovunque», osserva Warwick Brady.
Riguardo al recente caos con i bagagli e alle regole di viaggio in parte diverse, il CEO nota che alcuni passeggeri esasperati hanno sfogato la loro frustrazione sul personale di terra. «È brutto. Ci sono casi di violenza fisica», dice il capo di Swissport. «Alcuni passeggeri seguono il nostro personale nella sala pausa e lo molestano. È un comportamento inaccettabile».
La protesta dei dipendenti
E anche gli stessi operatori di terra sono di cattivo umore. Stamane, circa 150 dipendenti di Swissport hanno protestato presso la sede centrale di Zurigo contro le cattive condizioni di lavoro. Hanno chiesto un nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL), come quello valido prima della crisi da coronavirus, a causa della quale hanno accettato tagli salariali e orari di lavoro più lunghi, rinunciando a ferie e giorni di riposo.
Si sono riuniti davanti all'edificio del terminal 1 con fischietti, bandiere sindacali e cartelli di cartone per ribadire le loro richieste. Hanno anche distribuito un volantino ai passeggeri chiedendo comprensione per la loro situazione.
Durante l'azione di protesta, una cinquantina dei dipendenti si è diretta verso l'ufficio dei dirigenti di Swissport, dove è stata depositata la loro lista di richieste. L'azione non ha avuto alcun impatto sulle operazioni dell'aeroporto di Zurigo.
Richieste «finanziariamente non sostenibili»
Per l'occasione, la direzione di Swissport ha dichiarato che le richieste dei sindacati non sono «finanziariamente sostenibili» e non tengono sufficientemente conto dell'attuale situazione dell'industria aeronautica. Dopo la pandemia, Swissport ha registrato perdite per milioni di euro. L'azienda intende negoziare un nuovo CLL con i sindacati in agosto e settembre, con l'obiettivo di concluderne uno nuovo per l'inizio del 2023.
Dal canto suo, Warwick Brady nell'intervista odierna si è detto fiducioso. «Sono convinto che alla fine troveremo una soluzione al tavolo dei negoziati», afferma l'AD di Swissport. C'è un obbligo di pace del lavoro fino alla fine dell'anno, e gli scioperi non sono possibili fino ad allora.