Non si vedevano questi numeri dal 2008.
ZURIGO - Ben 7,3 miliardi in rosso. È con questo risultato, annunciato stamattina, che il colosso bancario rossocrociato Credit Suisse ha terminato il suo 2022. Le stime avanzate dagli analisti nelle scorse settimane hanno così trovato conferma.
Si tratta della perdita più importante per la banca dalla crisi finanziaria del 2008: allora era stato registrato un buco da 8,2 miliardi.
Si nota inoltre che nel solo quarto trimestre, durante il quale è stato toccato un deflusso patrimoniale di più di 110 miliardi, Credit Suisse ha accumulato 1,4 miliardi di rosso. Intanto la banca guarda avanti: è in già corso la massiccia ristrutturazione annunciata a ottobre.
Nel 2021 Credit Suisse aveva già registrato una perdita annuale di 1,6 miliardi di franchi dopo le debacle legate al fallimento dell'hedge fund Archegos e alla liquidazione dei fondi Greensill.
... e la borsa storce il naso
Il colosso bancario è sotto pressione in borsa dopo i conti trimestrali e annuali: nella prima ora di contrattazioni il titolo della seconda banca svizzera è arrivata a perdere sino al 6%, per poi recuperare lievemente e attestarsi a una flessione del 4% alle 10.15.
Negli ultimi tre mesi del 2022 il calo dei ricavi è risultato meno forte di quanto temuto dagli analisti e vengono lodati i progressi sul fronte dei costi, sebbene taluni dubitano che siano duraturi. Ben poco apprezzato è invece stato il massiccio deflusso di fondi.
L'azione CS viene scambiata stamane a circa 3,10 franchi. Avendo recuperato nelle scorse settimane - dopo aver toccato un minimo assoluto in dicembre di 2,65 franchi - la performance dall'inizio del 2022 è ancora buona, pari al +18%. Da dimenticare è però l'andamento del corso se si considera un periodo di tempo di un anno: in tal caso il valore ha perso il 62%.