Nel 2013 Syngenta è riuscita a far brevettare una resistenza ai moscerini bianchi per un ortaggio ottenuto con l'incrocio di due varietà
BASILEA - A quasi dieci anni dal ricorso, si torna in aula per capire se un peperone sia proprietà di tutti o unicamente di Syngenta. La multinazionale svizzera che si occupa del settore dell'agricoltura è riuscita nel 2013 a far brevettare un ortaggio che presenta una resistenza ai moscerini bianchi, ottenuto attraverso l'incrocio di una varietà commerciale e una giamaicana. Il problema: secondo numerose organizzazioni non si tratta di un'invenzione, ma solo di una scoperta. Per cui la coltura del peperone non dovrebbe essere esclusiva di Syngenta.
Il 16 febbraio l'Ufficio europeo dei brevetti (Epo) terrà una procedura pubblica sul brevetto controverso ottenuto dalla multinazionale svizzera. Trentadue organizzazioni di 27 Paesi, tra cui Public Eye e SwssAid, sperano che l'esclusività di Syngenta venga revocata. Come spiegato in un comunicato dell'Ong dedita alla sostenibilità, «a causa della durata eccessiva delle procedure, il gruppo usufruisce da quasi dieci anni del brevetto, che ha valore in Svizzera, Spagna, Paesi Bassi, Germania e diversi altri Paesi europei».
Secondo la normativa attuale, il brevetto di Syngenta «dovrebbe essere illegale». Perché nel 2020 una Commissione di ricorso dell'Epo ha sancito che le piante e gli animali cresciuti in maniera convenzionale, quindi senza l'utilizzo di Ogm, non sono brevettabili. Tuttavia, questa decisione si applica unicamente ai brevetti depositati dopo il primo luglio 2017.
Però, aggiunge Public Eye, il problema non riguarderebbe unicamente Syngenta. «L'Epo continua a concedere tali brevetti - anche quelli depositati dopo il 2017 - perché i legali esperti di proprietà intellettuale trovano sempre nuove scappatoie. Per un divieto definitivo ed effettivo, gli Stati membri della Convenzione sul brevetto europeo, compresa la Svizzera, devono emanare chiare linee guida».
«Brevettare la resistenza agli insetti di un peperone giamaicano è chiaramente biopirateria», continua Public Eye. «I brevetti sulle piante agricole convenzionali ostacolano il libero accesso alle sementi, e quindi le innovazioni necessarie per il miglioramento genetico delle piante. Consentono alle aziende di escludere ogni concorrenza e quindi di alimentare la concentrazione del mercato».