Washington è alla ricerca di Paesi disposti ad aiutare a svuotare la prigione. La Svizzera ha già accettato tre detenuti nel 2010.
BERNA/WASHINGTON - Dopo tante promesse non mantenute la prigione di Guantanamo sembra avere i giorni contati. L'amministrazione Biden ha accelerato sul complicato dossier. Il campo di detenzione, voluto nel 2002 dall'allora presidente George W. Bush e creato per rinchiudere i terroristi islamici, o presunti tali, "ospita" ancora 34 detenuti. Molti dei quali non hanno mai subito un processo. Per chiudere definitivamente la prigione gli Stati Uniti sono alla ricerca di Paesi disposti ad accogliere gli ultimi prigionieri.
Alcune complicazioni - Due i problemi: la Casa Bianca si rifiuta di trasferire i prigionieri in altre carceri americane e non accetta Paesi instabili del terzo mondo. Lo Yemen ha offerto la sua disponibilità, ma la risposta è stata un due di picche. Due settimane fa invece, un ex membro di Al-Qaeda che aveva collaborato con la giustizia americana dopo il suo arresto è stato rilasciato e trasferito in Belize, nell'America centrale.
Berna disposta ad accogliere i prigionieri? - Tra i molti Paesi papabili per risolvere la situazione figura anche la Svizzera. Ma quale ruolo potrebbe svolgere la Confederazione nella chiusura della prigione? Il governo elvetico è sempre stato contrario ai metodi di detenzione di Guantanamo, in quanto la prigione viola il diritto internazionale. Le discussioni per un futuro trasferimento di un gruppo di prigionieri in Svizzera, secondo quanto rivelato questa mattina dalla RTS, sono già iniziate. L'ambasciatore elvetico a Washington Jacques Pitteloud avrebbe infatti già sottoposto la questione a Ignazio Cassis. Una collaborazione di questo tipo non sarebbe però una novità. Berna ha già accolto, tra il 2009 e il 2010, tre detenuti di Guantanamo, un uzbeko e due uiguri.
Le condizioni dei detenuti riflettono però la reputazione della prigione americana. Dopo più di vent'anni di reclusione e torture diversi detenuti soffrono di gravi disturbi mentali che, in caso di trasferimento, richiederebbero cure particolari.
Costi e rischi - «L'argomento viene sollevato sporadicamente dagli Stati Uniti», è stata l'unica risposta rilasciata dal DFAE. Ma per ora nessuna richiesta ufficiale è sul tavolo. Sia l'ambasciata a Berna che il Dipartimento di Stato a Washington ricordano che gli Stati Uniti «stanno attivamente cercando di identificare i paesi di trasferimento».
A livello politico la questione solleverebbe un acceso dibattito. Il processo di integrazione e le cure mediche necessarie richiederebbero uno sforzo importante da parte della Confederazione. L'accoglienza dei tre detenuti nel 2010 è stata buona e non ci sono stati incidenti. Eppure, come ricorda la RTS, non è sempre andato così. Un cittadino francese, trasferito nel suo Paese di origine nel 2009 dopo aver trascorso sette anni a Guantanamo, è stato condannato lo scorso anno a 10 anni di carcere per propaganda jihadista.