Che si tratti di sharing oppure di proprietà, sono diventate ormai un fastidio per diverse città: «È un problema nazionale»
BERNA - Che siano in condivisione, a noleggio via app, oppure privati, i monopattini elettrici sono ormai diventati una presenza costante nella vita urbana in Svizzera (Ticino compreso).
Vero è che a molti stanno strette. I motivi? Sono spesso legati alla condotta: viaggiano a velocità troppo sostenuta, anche sui marciapiedi, senza il rispetto delle più elementari regole della circolazione.
In alcuni casi vengono anche mollate, e lucchettate, nei posti più impensabili. Per questo motivo sono diverse le città svizzere che stanno pensando di correre ai ripari inasprendo norme e leggi.
Il primo “no” di Wetzikon
Ha fatto discutere la decisione di qualche giorno fa di Wetzikon (ZH) di rinunciare al servizio di sharing dei monopattini elettrici dopo la fase di prova. Il motivo sono principalmente le troppe lamentele arrivate in Municipio.
Altre città in cui questo tipo di servizio c'è già, come Basilea, starebbero valutando di stabilire aree off limits per evitare il parcheggio selvaggio, pratica purtroppo molto diffusa: «Il paesaggio urbano va tutelato così come la sicurezza dei pedoni, pensiamo alle persone ipovedenti», commenta il consigliere comunale basilese Beat Schaller, che ha avanzato una proposta ad hoc davanti al Governo cittadino, trovando un largo sostegno da parte di destra e sinistra.
Nella capitale i monopattini elettrici sono ritenuti una seccatura non solo in termini di ordine, ma anche di sicurezza. «Capisco città come Barcellona o Copenaghen, che li hanno banditi dal centro, o città come Lucerna, che hanno deciso di rinunciare a questo servizio di sharing», afferma il consigliere nazionale socialista Matthias Aebischer, «si tratta di veicoli problematici soprattutto per i pedoni perché vengono condotti principalmente sui marciapiedi e nelle zone pedonali», spiega.
«Abbiamo un grosso problema di leggi»
Anche il consigliere nazionale del Plr Christian Wasserfallen è infastidito dalla crescita incontrollata su piazze e marciapiedi dei monopattini, ma anche delle e-bike: «Abbiamo un grosso problema di applicazione delle leggi che già ci sono. Se le città si impegnassero a multare biciclette e monopattini come fanno con le auto, scommettiamo che non ne avremmo di questi problemi?». Secondo il politico bernese c'è troppo lassez-faire che porta a «un generale degrado delle buone maniere». Per Wasserfallen sono ad esempio necessarie delle zone di parcheggio speciali.
E a Berna si sta andando proprio in questa direzione, come conferma il pianificatore cittadino Karl Vogel: «Stiamo pensando a un sistema di hub per i servizi di sharing, compresi quelli relativi ai monopattini». Il piano è ancora in via di progettazione. A Zurigo, invece, si pensa a una "stretta" solo durante gli eventi speciali, conferma il Dipartimento di sicurezza cittadino, come nel caso della Street Parade.
«Non è un problema esclusivamente locale»
Stando a diversi consiglieri nazionali (soprattutto dell'Udc), le trotinette elettriche sono un problema che va affrontato a livello nazionale. Fra questi c'è Benjamin Giezendanner (Udc, Argovia) che ha chiesto all'Ufficio prevenzione infortuni (UPI) di lanciare una campagna di sensibilizzazione sui rischi per la sicurezza ad essi legati: «C'è troppa gente che li usa senza sapere i rischi che corre».
Mauro Tuena (Udc, Zurigo) è dello stesso parere. Vuole chiarire con l'Ustra la situazione giuridica e le possibilità di un'azione a livello nazionale: «Non è un problema esclusivamente locale» dice Tuena, «se penso a Zurigo, è capitato di casi in cui a bordo di un singolo monopattino c'erano due e tre persone, anche ubriache, a sfrecciare per le zone pedonali, questo è inaccettabile. La legge deve intervenire».
Anche il democentrista Gregor Rutz è dello stesso parere e porta avanti proposte concrete: obbligo per le società di noleggio di garantire che le trotinette non possano essere semplicemente parcheggiate ovunque, obbligo del casco e d'indossare un gilet protettivo dai colori vivaci, ed eventualmente anche uno sticker o una targa che permetta di rintracciare i conducenti in caso di effrazioni».