L'intelligenza artificiale è sempre più presente nel mondo del lavoro. I rischi posti rappresentano anche delle opportunità.
BERNA - L'intelligenza artificiale è parte integrante dalle nostre vite. Ma fino a dove si spingerà? Sono in molti a chiedersi se i finanziamenti della Silicon Valley rappresentino l'ennesima bolla speculativa o se siano giustificati dal potenziale di questa tecnologia.
Alcuni direbbero: «Non ha funzionato, ma almeno ci abbiamo provato». Peccato che si stia ristrutturando il mercato del lavoro in funzione delle capacità e delle necessità dei programmi dotati d'intelligenza artificiale come ChatGPT o DOLL-E 2.
Solo per citare un esempio, l'anno scorso Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari nella start-up ChatGPT che permette, tra l'altro, di automatizzare la produzione di testi: dalle inserzioni pubblicitarie ai romanzi rosa.
Questa non è musica del futuro, è realtà. Moltissimi settori dell'economia implementano programmi dotati d'intelligenza artificiale. Quello dell'informatica in primis: programmare siti internet o applicazioni è qualcosa che si lascia fare a programmi come ChatGPT.
Nel settore della produzione e dell'assemblaggio i robot "intelligenti" sono utilizzati da tempo. Nell'ambito dei trasporti e della logistica si stanno sviluppando veicoli autonomi in grado di sostituire autisti e piloti umani. In banca l'intelligenza artificiale semplifica le transazioni, il rilevamento delle frodi e persino la consulenza sugli investimenti. In ambito legale, i contratti vengono analizzati e creati in modo più preciso, rapido e accurato.
In medicina vengono supportate le diagnosi, gestite le cartelle cliniche e analizzate le immagini mediche. Nella pubblicità e nel marketing si creano spot personalizzati e ottimizzate campagne marketing sulla base di dati specifici. L'intelligenza artificiale aiuta gli studenti in ambito scolastico. In futuro potrebbero creare programmi di studio, ottimizzare e monitorare le prestazioni.
Sarà l'intelligenza artificiale a controllare i processi e le pratiche lavorative o saremo noi a utilizzarla come strumento di lavoro? Uno studio dell'Università di Losanna ha analizzato la propensione di circa 1000 professioni a essere soppiantate dall'intelligenza artificiale. Elencando le abilità necessarie all'esercizio di ogni professione e associandole ad abilità analoghe detenute dall'intelligenza artificiale, i ricercatori sono riusciti a classificare le professioni in base al loro rischio di automatizzazione. Sono state formulate, tra l'altro, delle raccomandazioni sul da farsi nel caso in cui la professione risulti particolarmente a rischio.
Quella del fisico, ad esempio, è la meno a rischio di automatizzazione, data l'importanza dell'intuito, dell’ingegnosità e della creatività all'interno della professione. Quella del macellaio invece, risulta tra quelle più a rischio dal momento che i processi necessari a macellare e impacchettare la carne sono facilmente automatizzabili e che i programmi "intelligenti" sono più rapidi e precisi di qualsiasi altro essere umano.
Ogni professione è stata associata ad attività ragionevolmente simili in termini di abilità e conoscenze richieste per permettere ai lavoratori di professioni ad alto rischio di automatizzazione di transitare verso professioni a rischio medio con uno sforzo di riqualifica relativamente basso.
Insomma, i rischi ci sono, ma anche le soluzioni.