La corsa all'energia pulita soffrirebbe di miopia, parola degli addetti ai lavori che non nascondono una certa preoccupazione
ZURIGO - Poca pioggia, poca neve. Se a questo ci si aggiunge la crisi energetica internazionale (fortunatamente non ancora palesatasi in maniera grave) la “fame” di energia nazionale non può che accelerare la spinta verso le tanto nominate rinnovabili. Ma c'è un ma.
Se l'eolico è ancora poco percorribile, l'interesse di politica, aziende e privati si è rivolto verso il più economico fotovoltaico. Ed ecco arrivare i sussidi e apparire su tetti e facciate i caratteristici pannelli. Anche perché, pure in Ticino, il prezzi di reimmissione nella rete dell'elettricità prodotta con il solare non sono mai stati così appetitosi.
Nell'ultimo anno, calcola la Nzz, sono stati installati il 50% in più di ricettori fotovoltaici e il totale della produzione nazionale si aggira attorno all'8%. Il piano vuole che entro il 2050 il sole possa arrivare a fornirci il doppio dell'energia che ci danno oggi le centrali nucleari.
Il problema è che, ora come ora, la rete svizzera sarebbe incapace di gestire un carico del genere - vista anche la natura particolare e decentralizzata del fotovoltaico - rischiando un sovraccarico durante i mesi estivi, durante i quali la produzione va in picco.
Si parla di un investimento di decine di miliardi di franchi per ampliare l'attuale produzione «del 300 o del 400%», spiega l'associazione Smart Grid Schweiz, «per un tornaconto modesto». Già perché se tutti producono tanto, i prezzi scendono in picchiata e non trovano acquirenti, anche sul mercato internazionale. E stoccare l'elettricità, si sa, è impossibile.
«La politica dovrebbe capire che non basta produrre elettricità ma piuttosto è importante che sia disponibile quando serve», spiega al quotidiano zurighese Urs Meyer, vicedirettore dell'azienda elettrica della Svizzera centrale CKW che tira una stoccata alla campagna di risparmio varata per l'inverno dal Consiglio Federale, definendola «eccessivamente semplicistica».
Per lui, inoltre, sarebbe da introdurre una quota fissa (dal 70% al 50%) per le immissioni fotovoltaiche e, per quanto guarda le quote a pannelli di privati e aziende, dovrebbero essere erogate «esclusivamente se l'elettricità viene prodotta durante i mesi invernali».
Il dibattito politico, in ogni caso, è assolutamente apertissimo con diverse discussioni importanti in Parlamento questo autunno riguardo alle quote e alla strategia d’approvvigionamento. Insomma, il futuro energetico svizzero è ancora tutto da scrivere.