Anche uomini istruiti e che guadagnano bene adocchiano il lavoro parziale. Un economista critica questo trend
BERNA - Mentre in alcuni Paesi si pensa alla settimana lavorativa da quattro giorni e alcuni studi suggeriscono che lavorare meno significa produrre meglio e di più, in Svizzera si corre ai ripari.
Secondo l'Ufficio federale di statistica, gli svizzeri lavorano in media 31 ore a settimana. E il lavoro part-time comincia a essere molto popolare anche tra gli uomini, specialmente se molto istruiti. E, secondo un esperto, è un problema.
Se il dato relativo alle donne è andato stabilizzandosi negli ultimi dieci anni, con più di una donna su due che lavora a tempo parziale, il dato relativo agli uomini è sensibilmente cambiato. In Svizzera, infatti, quasi un uomo su cinque non ha un impiego a tempo pieno.
L'orario medio di lavoro, riporta la SonntagsZeitung, sta quindi diminuendo. Se sommate, nella Confederazione una persona lavora in media 1'495 ore all'anno. A titolo esplicativo: nel 1950 si lavoravano in media 49 ore settimanali e nel 1990 erano già scese a 42.
Ripagare i costi di studio?
Per fare luce sulle conseguenze di una diminuzione simile delle ore lavorative, il domenicale d'Oltralpe ha interpellato Stefan Wolter, professore di economia dell'educazione all'Università di Berna. Secondo l'accademico, le casse dell'Avs si stanno svuotando e gli importi delle tasse diminuiscono. La "colpa" sarebbe delle persone maggiormente istruite che possono permettersi di non lavorare al 100%, in quanto il loro impiego è ben remunerato. Possono perciò arrivare a lavorare anche solo al 60%.
«Se la tendenza del part-time tra le persone istruite continua, l'istruzione non sarà più un investimento utile dal punto di vista sociale». L'economista sostiene, insomma, che le tasse pagate da queste persone non siano in grado di coprire i costi relativi allo studio e che, perciò, debbano lavorare per tutta la loro vita come minimo al 70% oppure ripagare i costi di formazione.